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martedì 31 dicembre 2013

Tempo di bilanci e di auguri

Ciao a tutti, cari follower (all'inglese, così sembriamo più seri),

la fine dell'anno solare è sempre un po' il momento in cui ci si guarda indietro e si ragiona sui mesi appena trascorsi, si fanno un po' i conti con quello che si è fatto, con quello che non si è fatto, con quello si sarebbe voluto fare.

Mi dicono che tocchi anche a me fare una cosa del genere, quindi vediamo di rivivere in poche righe i miei ultimi 364 giorni e mezzo.

Quest'anno sono successe un sacco di cose.
Il bilancio generale ci dice che molte cose che mi auguravo andassero bene, invece sono andate da schifo (o, meglio, non sono andate proprio), mentre altre sono andate davvero molto bene.
Quindi il 2013 è stato un anno un po', come dire, bianco o nero, niente grigi.

Proviamo a fare l'oroscopo a posteriori.

AMORE: uhm, incolore. Qualche flirt, qualche frequentazione, niente che mi abbia convinto ma neppure nulla che sia andata a catafascio o mi abbia creato problemi, che è già meglio rispetto agli anni precedenti, quindi non mi lamento. 

FORTUNA: uhm, demmerda. Quasi qualsiasi cosa che sarebbe potuta andare bene o male per fattori che non dipendevano da me, è andata male. Se avessi avuto un briciolo di fortuna in quest'annata, ora sarei miliardario. Non sono miliardario, quindi la fortuna non si è fatta molto vedere negli ultimi mesi. (parlo a livello strettamente personale, ci sono ambiti in cui ha fatto del bene anche a me, ma sempre facendo del bene a qualcun altro, per queste cose sono molto grato).

LAVORO: eccoci, qui siamo al bianco più assoluto e al nero più profondo.
In alcuni ambiti (e ci ricolleghiamo alla fortuna assente), le cose sono andate che peggio non si potrebbe. Sono stato costretto ad accantonare diversi progetti in cui credevo molto (e in cui credo ancora, arriverà il momento in cui li tirerò di nuovo fuori dal cilindro e saranno bellissimi e funzionalissimi). Poi, una volta accantonati quelli, sono stato costretto ada ccantonarne anche molti altri in cui credevo così così.
In compenso, con la scrittura sta andando tutto molto bene. Ancora latitano i contatti con le grosse case editrici, ma, voglio dire, mi son messo a scrivere con un minimo di convinizone da meno di un anno. Ho già accumulato più di dieci pubblicazioni, ho vinto una dozzina di concorsi, ho scritto due sceneggiature per cortometraggi, ho iniziato a scrivere la sceneggiatura per una graphic novel, ho scritto un romanzo a 4 mani, ne ho scritto uno da solo, ho cominciato anche il terzo da solo, ho scritto metà di ciò che devo produrre per un progetto di scrittura collettiva (siamo in 6 scrittori) che potrebbe uscire una vera bomba, ho scritto i testi per diverse canzoni nonché accumulato una quantità di racconti che credo sfori la sessantina.
E poi dicono che Stephen King scrive tanto.
Sono anche diventato gestore di uno dei concorsi/laboratori letterari più frequentati del panorama web italiano, è stata una sorpresa quando mi hanno proposto la carica, ma l'ho accettata senza pensarci su troppo e, dopo 3 settimane al timone, devo dire che le cose stanno prendendo una bella piega.
A tal proposito, se a qualcuno dovesse venir voglia di imparare a scrivere con un po'di criterio, vi lascio il link al forum su cui si tiene il contest che modero io (che si chiama skannatoio 5 e mezzo)
La Tela Nera
Io, come praticamente ovunque in rete, sono master_runta. :)
Se aveste domande, curiosità o anche solo voglia di scrivere, sono a disposizione, se volete aggiungetemi su facebook:
Marco Lomonaco
Ci sono gran belle opportunità di pubblicazione e di notorietà per chi si volesse cimentare e si distinguesse per competenza e originalità.
Anche dal punto di vista editoriale le cose anche vanno molto bene, ho già tre diversi editori che credono molto in me e con cui, l'anno che viene, pubblicherò molto di quello che ho prodotto in questo 2013.
Ok, scrivere non mi fa guadagnare neppure lontanamente ciò che mi basterebbe per vivere, ma lamentarsi non ha mai aiutato nessuno, quindi testa bassa e lavorare, da qualche parte si arriverà, si spera prima di finire i soldi.
E se non si dovesse, beh, allora ci penserò.

SALUTE: la mia va abbastanza bene, anche quest'anno (come gli ultimi 20) è passato senza neppure un raffreddore, in compenso dormo un po'meno del solito e credo che prima o poi morirò.
Il mio amico mal di testa quest'anno (come gli ultimi 20) è stato una presenza quasi costante. Credo che la volta che non lo avrò, mi esploderà il cervello.
In compenso, tra i miei amici e i miei famigliari, c'è stata una sorta di epidemia di malesseri vari che non mi spiego.
Ho passato tanti di quei giorni in ospedale a tenere compagnia alle persone cui voglio bene che, boh, credo di essere a posto per il resto della vita.
Spero che sotto questo aspetto il 2014 sia più tranquillo.

Insomma, come vedete, le cose o vanno bene bene o male male.
E per un amante della stabilità come sono io, la cosa non è che sia esattamente il top.
Però vaffanculo, sono vivo, in buona salute, il mio cervello funziona e il mondo è sempre pieno di idioti.
In definitiva, al di là degli accidenti di passaggio, il mondo non è cambiato poi molto dall'anno precedente.


Mi dicono che devo anche piazzare qualche buon proposito per l'anno che viene.
Io i miei propositi li mantengo sempre abbastanza invariati (ricordate l'amore per la stabilità?), ormai ho scelto la rotta che voglio seguire a livello di attitudini e credo sia una buona rotta, quindi sarà difficile che la abbandoni.

Insomma, mi propongo di sputare sangue per inseguire quelli che sono i miei obiettivi, perché sono ambiziosi e non pretendo di raggiungerli senza muovere un dito, anzi. Io voglio meritarmi ogni briciola, perché è nel tragitto per i propri sogni che si diventa uomini, non al traguardo.
Poi mi auguro di poter fare sempre tanto per le persone cui voglio bene, esserci sempre per loro e augurarmi di non aver mai bisogno che loro ci siano per me.
Mi auguro anche di non aver mai bisogno di nessuno in generale, perché così sarà facile capire quali sono le persone che davvero contano qualcosa per me. In fondo, se non hai bisogno di nulla da qualcuno ma gli/le stai comunque accanto, vuol dire che quella persona è importante per te a prescindere. La trovo una bellissima cosa.
Poi mi propongo di non sprecare energie con gli stronzi. Vero è che le ripicche danno soddisfazione, vendicarsi è sempre una cosa che mette di buonumore, ma mi auguro con tutto il cuore di non avere tempo né voglia né risorse per pratiche del genere, seguiamo il "non ti curar di lor ma guarda e passa".
In fin dei conti se uno è stronzo, prima o poi avrà ciò che si merita, meglio mantenere le forze per proseguire col mio cammino che è già abbastanza duro di suo.
Un buon proposito che spero di poter realizzare in questo 2014 è quello di riuscire finalmente a prendermi una vacanza.
Amo talmente tutto ciò che faccio (anche perché mi rifiuto di fare qualsiasi cosa che non mi piaccia) che spesso mi dimentico che anche io potrei beneficiare di una pausa ogni tanto.
Potrebbe salvarmi la vita, oppure uccidermi, chissà. :)
Poi voglio imparare a cucire vestiti.
Niente di troppo complesso, voglio solo imparare come si fa, anche perché finché il mondo si ostina a fare i cappucci delle felpe troppo piccoli per tutti i miei capelli, per me i cappucci rimarranno off limits, cosa che non mi piace, io amo i cappucci.
Quindi mi cucirò da solo delle felpe senza maniche con i cappucci giganti!
Dovrò anche mettermi d'impegno, entro i 30 anni devo fare il mio primo milione di euro e, pur essendo sulla buona strada, mi manca ancora molto.
Quindi, all'arrembaggio!

Basta.

A voi invece auguro un sacco di cose superfiche.
Un augurio che mi piace fare è quello che il buon Dio (per chi ci crede) vi possa fare dono di tutto ciò di cui avete e avrete bisogno, che è ben diverso da dire "ti auguro tutto ciò che vuoi".
Le persone spesso hanno ben chiaro cosa vogliono, ma non ciò di cui hanno bisogno.
Per questo ci sono tante persone che hanno sempre un sacco di cose, ma manca sempre loro un po'di sana felicità.
Quindi siate felici, amici miei, e siate felici anche voi, nemici miei. Io vi auguro di tutto cuore il meglio che vi possa capitare, e anche di più!

Buon anno nuovo,
Marco

P.S. No, non sto per dirvi di likare la mia pag fb o di condividere questo post, fate come volete. Voglio solo lasciarvi un'immaginetta che potrebbe essere un buon desiderio per l'anno nuovo... ;)



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mercoledì 25 dicembre 2013

HO HO HO... due regali per voi!

Buon Natale, gentaglia. :)

So che vi ho già scritto un paio di giorni fa, quindi non mi dilungherò.
Sono passato solo per dirvi che ho caricato nella sezione ebook del blog, due storie che vi regalo per augurarvi un buon Natale. Nessuna delle due c'entra col Natale, ma riassumono ciò che vi auguro:

Che la vostra vita abbia un pizzico di magia

Che possiate vivere sempre in pace e lontani dagli orrori in cui il mondo a volte ci trascina

Ancora auguri e buona lettura.

P.S. Se vorrete farmi sapere che ne pensate, ne sarò felice :)

P.P.S. Alle solite, piacete la pagina fb se vi va, seguitemi su twitter, aggiungetemi su G+.
E passate quello che scrivo ai vostri amici, alle vostre amiche, a tutti. Mi fareste un gran piacere e un bel regalo, in fondo è Natale anche per me. :)
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Giustizia Terrena

Gli angeli, a volte, sono di carne e ossa. Premono il grilletto. E il loro destino è scritto su una carta da gioco.

Storie di guerra, nella Sarajevo di un passato più vicino di quanto ci fa comodo ricordare. La giustizia con la "g" minuscola, la vita e la morte, l'istinto di una madre.
Il dolore parla la stessa lingua in ogni angolo del mondo.

Racconto brevissimo, si legge in una manciata di minuti. Spero tuttavia che lasci in voi un'eco che vi porti a riflettere su cosa succede davvero nel mondo mentre voi cucinate, lavate i piatti, guardate la televisione.

Scarica "Giustizia Terrena"
cliccando sull'immagine qui sotto.


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Il Diario

La magia esiste, nascosta in bella vista davanti ai vostri occhi.
Stupefacente.

Il Diario è una storia atipica. Parla della magia che lega le persone, che muove il mondo, parla della curiosità e della meraviglia. Con un pizzico di magia classica, di incantesimi nascosti nei chiostri delle università, di demoni dispettosi che vi osservano da sotto i tavoli dei bar.

Il racconto è breve, si legge d'un fiato e porta via poco tempo.
Visto che sarà la base per un romanzo, mi farebbe piacere ricevere le vostre impressioni:
Ha del potenziale?
Leggereste volentieri altro di questa storia?
Vi è piaciuto?

Grazie a tutti coloro che lo leggeranno e un doppio grazie a chi vorrà darmi il suo parere. :)

Scarica il pdf de "il Diario"
cliccando sull'immagine qui sotto


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lunedì 23 dicembre 2013

Buon Natale Fight Club

Buongiorno a tutti, vorrei aprire questo post con una fotografia di alcune luci natalizie romane.


Ora, lungi da me il voler giudicare, lungi da me anche la malizia.
Ma queste luminarie sono dei piselli alati.
Uno crede di aver visto tutto, di aver toccato il fondo, che il suo "ok, più in basso di così non si può scendere" subito dopo la prima visione degli stracchini volanti di Nonno Nanni non sarebbe mai (e dico MAI) stato smentito.
Invece...

Invece siamo qui per celebrare la bellezza del mondo odierno, internet ci ha permesso di condividere con gli altri tutto ciò che facciamo (e di cui, agli altri, non frega proprio una luminaria romana), che mangiamo (ma, seriamente, che luminaria di senso ha condividere le foto del cibo? capisco i piatti artistici, ma un normalissimo piatto di pasta al sugo del giorno prima, tutta collosa e dai colori spenti... perché?), che defechiamo.
Il mondo sta diventando sempre più come il Giappone: un luogo in cui tutte le vie di mezzo sono state eliminate e sopravvivono solo la tradizione più classica e le più assurde manifestazioni culturali di massa che la mente umana (non) possa concepire.

Per esempio, quest'anno un artista giapponese si è tagliato i testicoli, li ha cucinati e ha pagato tot persone per andare a casa sua a cena e mangiarli assieme a lui.

Vi lascio qualche istante per metabolizzare la notizia insieme a Jackie Chan.


Considerazione 1
Ma cosa luminaria sta succedendo al mondo?????

Considerazione 2
No, seriamente, perché ogni giorno leggo qualche notizia che mi fa dire "ma perché alla gente continua a esplodergli la me*da nel cervello?" ????? (tanti punti di domanda fanno enfasi!!!!!!!)

Considerazione 3


Ma vabbè, immagino che la libertà di dire, fare, baciare, lettera, testamento, passi anche per idioti che fanno cose a caso solo perché vogliono i loro 15 minuti di notorietà.

COMUNQUE

Il post di oggi voleva solo farvi gli auguri di Natale, poi parto sempre per la tangente perché il mondo è un posto pieno di spunti.
Mi chiedo come facciano gli artisti ad avere crisi creative, in fin dei conti basta farsi un giro su internet o fare due passi per il mondo reale e guardare un po'la gente.

Dicevamo, Natale. Cosa significa Natale per uno scrittore?
"Gente che deve fare regali e che, essendo già nell'ottica di spendere soldi, comprerà il mio libro più volentieri".
Io, giusto perché andare controcorrente è divertente, per Natale vi farò un regalo, gratuito (per forza, se ve lo facessi pagare non sarebbe un regalo).
Ma lo saprete dopodomani cosa sarà (anche se, voglio dire, è il blog di uno scrittore, i più svegli non si aspetteranno di certo uno space shuttle).
Visto che il mio grafico copertinista di fiducia è stato sommerso da una valanga di lavoro, le copertine ufficiali arriveranno più avanti. Intanto ci terremo su uno stile più minimale possibile.
Tanto, come si dice, "non si giudica un libro dalla copertina".

Difatti i più grandi razzisti sono neri, gli omofobi più feroci sono omosessuali e i maschilisti più convinti sono donne.
Da questa frase dovremmo cogliere lo spunto per un racconto/romanzo: Hitler era un ebreo polacco comunista gay zingaro russo afroamericano turco... eccetera... in effetti Hitler odiava tutti, persino i gattini e i coniglietti.
Questo dovrebbe rassicurare gli antinazisti, nessuno che non ami gattini e coniglietti potrebbe, oggi, avere sufficiente seguito per diventare un dittatore di qualcosa più grande del suo salotto.



Quindi, concludo dicendo che vi auguro un buon Natale, ingozzatevi come tacchini, che si vive una volta sola, fanculo se mettete su un chiletto o due, siete bellissimi lo stesso (quasi tutti. Sì, qualcuno brutto ci serve, se non altro perché se fossimo tutti belli, allora la bellezza sarebbe la normalità e quindi nessuno sarebbe bello... dai, per questa volta mi sacrifico io, faccio io il brutto, così voi potete essere tutti belli, ma che non diventi un abitudine!).

Per farvi entrare nel mood, vi segnalo tutta una serie di parole chiave:
Pandoro col cioccolato
Lasagne
Cioccolata calda
Arrosto ripieno
Pizza (ok, so che non c'entra col Natale, ma io non posso fare un elenco in cui non ci sia la pizza)
Una poltrona per due
Il piccolo lord
Quel film di Nicolas Cage in cui vede come sarebbe andata la propria vita se...
L'incantesimo del lago
Alla ricerca della valle incantata
Nightmare before Christmas
Tre uomini e una gamba (anche questo non c'entra, ma povero Riiiiiiinghioooooo)
La tombola con i parenti (corrompete il cugino/nipote più piccolo della famiglia a truccare per voi le estrazioni, funziona, parola di Francesco Amadori)
Jingle bell rock

(per chi fosse da mobile e senza flash player, il link del video è QUESTO)



Su Jingle bell rock apro l'ultima parentesi (promesso).
La terza da sinistra di questo schieramento è Lindsey Lohan, i più giovani la conoscono con questo aspetto:

Sapendo che nel film aveva 18 anni e nella foto qui sopra tipo 18 e mezzo, ricordate:
il vero sballo è DIRE NO!

Fate l'amore, non fate la droga. [Heinsenberg]

P.S. come al solito, piacete la pagina col box in alto a destra, condividete gli articoli e

SOPRATTUTTO 

ricordatevi di venire a prendere il vostro regalo dopodomani!

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lunedì 16 dicembre 2013

Tizio, se Caio si ferma di colpo, la tua lingua gli finisce mezzo metro su per il cu... lo...

DISCLAIMER: prima di iniziare a leggere, se siete da pc/mac, fate partire QUESTO video, così avrete di sottofondo una musichetta caraibica portatrice di buonumore. L'argomento di oggi è di quelli che fan venir voglia di spaccare la scrivania usando la testa dei vostri colleghi/compagni e non vorrei mai avere sulla coscienza la rottura di qualche testa di ca... ca... uhm... vabbé, lo diciamo, testa di cactus.
(l'omicidio è illegale e Lomo's Log vi invita a non utilizzare violenza su cose/persone/animali/colleghi come metodo di risoluzione di conflitti e controversie. Per quanto, a livello filosofico, comprendiamo che possiate trovarlo efficace)




Oggi sono di quel buonumore polemico che chi mi conosce impara presto ad amare e temere.
Quello stato d'animo che mi fa guardare la ragazza seduta di fronte a me al bar, quella che sta leggendo 50 sfumature di grigio, e mi fa rivolgere a lei con un romanticissimo
"Ti rendi conto che, se tu guardassi dentro al water dopo aver dato il meglio di te, ci troveresti delle verità più scioccanti?"
Io aspetto DA SEMPRE una persona che sappia rispondermi a modo, invece vedo sempre comparire dei sorrisi interrogativi e/o imbarazzati (quando va bene), delle espressioni feroci in stile "sono una cagna e stai insultando il mio unico signore e padrone, ti mordo".
Inutile dire che la mia mente smette di ascoltare dopo il "sono una cagna" e la sola cosa che so pensare è: "bella scoperta".

Il giorno che dovessi trovare una persona che mi risponde "conosci te stesso, conosci il tuo nemico, solo così avrai la chiave della vittoria", se fosse femmina le chiederei di sposarmi, se fosse maschio gli offrirei una birra e diventerebbe il mio migliore amico.

Comunque, non era questo il punto.
Il punto è che oggi ce l'ho con i lecchini.


L'argomento lecchinaggio è qualcosa con cui tutti abbiamo avuto a che fare in qualche momento della nostra vita.
Dalla bambina con i boccoli biondi al primo banco in prima elementare che portava le caramelle alla maestra e poi ti guardava con superiorità (bastar*a), al compagno delle superiori che se ne usciva con frasi tipo "prof, guardi che questo esercizio l'ha già dato di compito ieri, ce ne dia degli altri".


Per non parlare del/la collega che anche quando il capo dice "un signore entra in un caffé: splash" scoppia a ridere fino alle lacrime, come se gli/le avessero raccontato la barzelletta del polmone d'acciaio (se non la conoscete, prometto che rimedieremo, perché è una lacuna imperdonabile).

Insomma, il lecchinaggio è un male che piaga la nostra società dalle fondamenta fino ai vertici.

Visto che credo fermamente nel "potrai fare qualsiasi cosa nella vita ma Batman l'avrà sempre fatta prima di te, mille volte meglio e con più stile", lascio sintetizzare il concetto a lui.



Partendo proprio da questo video, ho alcune riflessioni da fare, domande da porre.

1) Ma perché cavolo la gente tollera i lecchini?
Nel senso, quando qualcuno arriva a leccare il culo a me, a me dà fastidio, lo ritengo un insulto.
Non penso "uh, come sono fico", ma penso "ma credi davvero che sia così stupido da farmi raggirare da due complimenti messi in fila in modo casuale e scriteriato?"
Perché alla fine è questo che fanno i lecchini: ti adulano e ti curano per ciò che possono trarre da te.
In un mondo in cui tutti storcono il naso di fronte allo sfruttamento, alla prostituzione, alla schiavitù, è impensabile che i lecchini invece siano così globalmente tollerati.

2) La gente con due dita di testa, preferisce valutarvi per ciò che sapete fare, ciò che sapete dare, il valore che la vostra presenza può aggiungere a una situazione, a un processo o a una vita.
Banalmente, se volessi fare l'astronauta, dovrei saper dimostrare di saper mantenere la testa sulle spalle, prendere decisioni ponderate nel tempo di pochi secondi, di avere tutte le conoscenze del caso.
A un lecchino al massimo potrei proporre di lavorare alla moulinex (il numero di rotazioni al secondo che fanno con la lingua potrebbe essere d'esempio per i progettisti). O come collaudatore di gelati (una lingua efficiente è impagabile). Oppure, visto che ci si lamenta sempre del fatto che i macchinari tolgono lavoro alle persone, andiamo nelle fabbriche di concimi naturali e proponiamo di sostituire i trabiccoli che controllano le diverse proporzioni degli elementi nello stallatico, con un leccaculo; in fin dei conti ha anni e anni di esperienza nel campo, credo che ormai riesca a distinguere anche i retrogusti stagionati (ha un vago sentore di erba e bacche). Sommelier.

3) Perché essere lecchini funziona? Non commenterò molto questo terzo punto, è un semplice dato di fatto che mi lascia basito e del quale chiedo spiegazioni a voi che magari avete le idee più chiare delle mie.

4) Collegando il punto 2 al 3, credo che abbiamo trovato il vero motivo per cui il mondo sta andando a quel paese.
I sillogismi vincono sempre:
Una persona intelligente punisce e penalizza il lecchinaggio > Il lecchinaggio è una strategia che funziona > Non esistono persone intelligenti.

5) Perché il fatto che una mela cada lontano dall'albero ha assunto un'accezione negativa? Se cadesse ai piedi dell'albero, un nuovo albero nascerebbe all'ombra del primo, si ruberebbero il cibo a vicenda e quello piccolo semplicemente morirebbe. E quindi si avrebbe un solo albero di mele alla volta.
Cadere lontano dall'albero è uno stramaledetto bene!
La gente dovrebbe trovare modi sensati di dire le cose.

Ciò che mi perplime è che il fenomeno del lecchinaggio funziona a classi sociali, a caste.
Come si accetta di buon grado di leccare a chi sta sopra (niente doppisensi sessuali, anche se ci starebbero tutti, il lecchinaggio ha in tal senso dei risvolti che tutti conosciamo. Come studenti con QI 5 che passano matematica 4 con 30 e lode grazie a delle grandi abilità orali), così si pretende che chi sta sotto lecchi a noi.
Osservando la gente che perpetra questo tipo di comportamento, noterete spiccati tratti di bipolarismo.

Finché stanno sotto, si rivolgono a Sempronio così:
"sì padrone, permettetemi di sdraiarmi e farvi da tappetino per i piedi"

Appena salgono sopra il nostro idolo Sempronio, invece, indossando scarpe da calcio con i tacchetti in ferro:
"sdraiati, schiavo, e alzati la maglietta: devo pulirmi i piedi su di te."

Assurdo. Ma reale.

Ogni tanto mi chiedo "ma siamo in Italia o in India?"
Poi mi ricordo Fantozzi e capisco che siamo in Italia e che, a dispetto delle nostre leggi liberali, della nostra costituzione, della nostra storia, siamo una delle società più frammentate del mondo e ogni microfazione fa di tutto per acquisire potere e schiacciare le altre.
La falsità, l'ipocrisia, sono radicati nella nostra società, cementificati nelle dinamiche relazionali codificate negli ultimi 3000 anni.

MA, e questa volta per fortuna che c'è un MA, esistono delle eccezioni. Rare, forse, ma di quelle che ti danno speranza. Io mi sarei ritenuto fortunato anche se ne avessi trovata solo una, invece la sorte mi ha voluto premiare con tantissime sorprese. :)

Questo post aveva altro da dire, ma credo che rimanderò il tutto a tra qualche giorno, per il semplice motivo che ero convintissimo fosse domenica, e quindi non mi ero posto il problema di scrivere il post del lunedì... -.-"
Quindi, per postare a orari umani, limito i miei voli pindarici.


Intanto, vi chiedo di lasciarmi qui nei commenti le vostre esperienze e opinioni sul fenomeno del lecchinaggio, così che io possa fare un approfondimento che tenga conto anche di ciò che la vostra vita vi ha insegnato. Mi farebbe molto piacere conoscere le vostre opinioni a riguardo, anche perché, come avrete certamente notato, io non ho le idee molto chiare.
Capisco solo il "lecchini di cacca, morite!"

P.S. al solito, se vi va mettete il like alla pagina facebook (anche se sta FB diventando demotivante).
E condividete gli articoli del blog, regalate un punto di vista salvavita a qualcuno che se lo merita. :)

P.P.S. Nella prossima puntata affronteremo anche il tema de "gli aspiranti scrittori sono lecchini", se ci vada il punto di domanda o il punto esclamativo, ditemelo voi.
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lunedì 9 dicembre 2013

mia mamma ha letto un mio horror e...

Buongiorno a tutti, stamattina vorrei condividere con voi una cosa esilarante che mi è successa ieri.

Una piccola premessa:
venerdì mi è arrivato dal mio editore lo scatolone con le copie del libro che gli avevo ordinato per me e i miei amici (libro di cui vi parlo QUI, il Ritorno a Dunwich di cui QUI potete ammirare la bellissima copertina, bella davvero, non era ironico).
Erano parecchie, quindi la febbre è salita subito, ho dovuto subire un'ora di angherie famigliari del tipo "mettiti così", "sorridi", "smettila di fare la faccia da scemo", "ora passa la caviglia sopra la testa, mettiti in equilibrio sui pollici, mordi la coda del cane mentre fai la breakdance e tagliati la pelle tra le dita usando le pagine del libro"...
Insomma, cose del genere...

Mia mamma, finito di fare fotografie a caso, ha deciso di cominciare a leggere quello che il suo adorato/amato/puro e innocente bambino (bambino, soprattutto... XD ) aveva scritto.
Io ricordo NITIDAMENTE di averle detto "mamma, guarda che è un horror, non ci sono cuoricini, fatine e tutti vissero felici e contenti".
Ma, sapete come sono le mamme: adorabili!
Ma questo non impedisce loro di smettere di ascoltarci proprio quando stiamo dicendo loro qualcosa di intelligente.

Insomma, mia mamma comincia a leggere e io me ne torno a casa mia a scrivere, sbattendo inesorabilmente contro ogni ostacolo in mezzo alla strada.
(sfido voi, dopo un'ora di flash a frequenza da stroboscopica, a vedere qualcosa di diverso da questo: )

Questa è un'ottima approssimazione del mio campo visivo in quel momento: un gigantesco rettangolo verde attraverso cui riuscivo a vedere solo le fonti di luce più intense. EVVIVA! il sogno della mia vita che si avvera. -.-"

Insomma, me ne torno a scrivere e la faccenda credo sia finita lì.
Per l'ennesima volta in vita mia, mi sbaglio.

Il sabato passa in modo indolore, vedo mia mamma che ogni tanto prende il libro, se ne legge un paio di pagine, poi si fa un caffè, si accende un'altra sigaretta e poi legge ancora un po'. Non ci faccio tropo caso, sono passato vicino a lei giusto un paio di volte durante la giornata, ero in modalità reclusione da revisione romanzo.

Arriva quindi il pranzo domenicale.
Pasteggiamo sereni ma, suspense, finito il cibaggio, comincia il discorso che segue (vero punto focale del post):

Mamma: ho letto il tuo libro. (dovete sapere che a mia mamma si riesce sempre a leggere in faccia quello che pensa, ha uno spettro di espressioni facciali che fa sembrare Jim Carrey un attore del bagaglino... e le usa TUTTE. SEMPRE. Non vi dico cosa le passasse per la testa in quel momento... :P )
Io: Ah, bene, ti è piaciuto? (sorrido divertito, so cosa sta per succedere)
-silenzio-
Io: mamma?
Mamma: -mugugna-
-silenzio-
Mamma: così così.
Io: -rido- come mai dici? è scritto male?
Mamma: no, anzi, è scritto bene, la scrittura scorre benissimo.
Io: ah, bene allora. Quindi perché non ti è piaciuto?
Mamma: io non ho detto che non mi è piaciuto, è solo che diventa violento e poi verso la fine diventa inquietante.
Io: credo che lo prenderò per un complimento. -continuo a ridere-
Mamma: però l'inizio è bellissimo, fino alla scena del morso è stato bello, poi ha cominciato a darmi i brividi.
-silenzio-
Io: mamma, la scena del morso è tipo a pagina 2. -rido- quindi la prima pagina è bella. Ho scritto una fantastica prima pagina.
(qui ho dovuto riprendere fiato perché stavo piangendo dal ridere, quindi mi sono perso una frase di mia mamma).
Mamma: smettila, non è alla prima pagina il morso, sarà a metà. Ecco, fino a metà mi è piaciuto, poi ti inquieta e il finale fa paura.
-silenzio-
Io: mamma, ti rendi conto, vero, che queste sono proprio le caratteristiche di un bell'horror?
Mamma: (dopo aver smesso di ascoltarmi, ancora...) Però comunque è vero, la pazzia è una cosa strana. Spesso è più pazzo chi ti dà del pazzo, piuttosto che tu che sei pazzo.
-silenzio-
-sorrido-

Insomma, in definitiva, grazie a mia mamma per avermi fatto capire che non le piacciono gli horror (e come glielo diciamo ora che il prossimo romanzo in uscita sarà, con tutta probabilità, proprio un altro horror?) e per avermi detto che il pezzo non le è piaciuto proprio perché scrivo bene (insomma, se così non fosse, non l'avrei inquietata, no?).
Anche se, non si creda che io non l'abbia notato, ha colto l'occasione per dirmi che sono pazzo!!!
u.u
E poi, diciamocelo, scrivo delle bellissime prime pagine!! XD

Ma comunque, se non ci fossero le mamme, bisognerebbe inventarle. :)

Anche se ieri ha messo i capperi nel sugo. Io odio i capperi.

P.S. Come al solito, ragazzuoli e ragazzuole, se non avete ancora messo un bel like alla pagina facebook, potete farlo col riquadrone in alto a destra nel blog.
Per il resto, con i bottoni qui sotto potete (e, secondo me, dovreste) condividere questo bellissimo articolo, w la mia mamma, di cui vi lascio qui sotto un'illustrazione fatta da me.
(tra l'altro, appena l'ho fatta vedere a mio papà, mi ha risposto "chi è questa?". Evviva! Mia mamma è stata più diplomatica, mi ha solo detto "Io non ho la bocca così!"... ingrati... -.-"
Però ora l'illustrazione è in una cornice d'argento nel salotto di casa dei miei e mia mamma ne è supergelosa!)


Per me è bellissima!

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lunedì 2 dicembre 2013

Condivisione gioie, with portals.

Buongiorno a tutti.
Dopo un paio d'ore a rigirarmi nel letto per cercare di riaddormentarmi (al momento sono le 7, ho aperto gli occhi alle 5 dopo che ero andato a letto alle 2) ma senza alcun risultato, ho deciso di scrivere un piccolo post per il blog.

Di cosa vi parlo oggi? Delle mie nuove uscite editoriali.
Sì perché, tentando io la strada della scrittura, capita che qualche editore gradisca ciò che scrivo e decida di pubblicarlo (e meno male, oserei dire, altrimenti staremmo messi mica tanto bene!! :D )

Comunque, tornando al discorso: pubblicazioni.

La prima di cui vi voglio parlare è una raccolta di racconti dal titolo "Dark Cosplay".
Sì, avete letto bene: COSPLAY.
In giro per la rete ci sono un sacco di iniziative molto moderne, attuali, interessanti, cose che vengono incontro alle esigenze e ai desideri di grosse fette di pubblico che la grossa editoria generalmente schiva (sorvoliamo sulle motivazioni).
Queste iniziative mi vedono spesso partecipe. :)

La raccolta è nata da uno dei laboratori del forum di scrittura de La Tela Nera, che è il posto in cui mi sono formato come penna, un posto in cui torno sempre volentieri.
Il contest in questione è il "666 passi nel delirio".
Una trentina di autori si sono sfidati scrivendo racconti di massimo 666 parole (sono molto brevi, circa una pagina di word) che ruotassero attorno al tema del cosplay, ognuno libero di darvi l'interpretazione che più riteneva opportuna. Alla fine, i 5 racconti migliori sono stati selezionati per entrare a far parte di un'antologia, coronata da una partecipazione illustre.

Infatti, Luca Tarenzi (un pezzo grosso, signori, uno che ne sa, a prescindere dal fatto che pubblichi con un editore grosso -nella fattispecie è Salani che, per capirci, è l'editore che pubblica Harry Potter in Italia) ha scritto un racconto inedito proprio per aprire questa raccolta, cimentandosi a sua volta con la tematica scelta.
Insomma, che dire? Posso asserire con orgoglio di aver pubblicato assieme a un autore che mi piace molto, direi che è un ottimo passo verso la realizzazione dei miei obiettivi.
Condividiamo un po'di gioia insieme!

per un (ormai ex) bassista, sentire una canzone che
comincia così è sempre sinonimo di felicità esplosiva :)

L'alternativa è questa:
(solo per veri internauti, per veri intenditori)

hahaha, oh my god, oh my god, OH MY GOD!!!


Tornando seri per un attimo, io ho letto tutti i racconti (mi manca giusto quello di Tarenzi che mi sono tenuto per ultimo, sono uno di quelli che credono nel "dulcis in fundo") e sono tutti validi, un paio, a mio dire, più degli altri ma, insomma, il livello è tutto molto buono, sono presenti racconti in sitli e approcci diversi, quindi sono sicuro che troverete qualcosa che vi piacerà.
La notizia più bella di tutte è che questa raccolta è stata resa disponibile a costo 0.
Esatto, è scaricabile gratuitamente QUI, è un'occasione da non lasciarsi scappare.
Come vi dico sempre, se ciò che leggete vi piace, poi consigliatelo alla gente, parlatene, scrivetene, commentate, lasciate le vostre opinioni, perché è solo dicendo a noi scrittori cosa vi piace e cosa no che poi noi possiamo creare le storie che vorrete leggere!



La seconda pubblicazione di cui vi parlo è "Ritorno a Dunwich", uscita sia i formato digitale (acquistabile QUI alla modica cifra di 1,99 euro) che cartaceo (ordinabile QUI, prezzo di copertina 9.90 euro, attualmente disponibile a meno di 8.50), edita dalla omonima Dunwich Edizioni, casa editrice specializzata in horror, thriller e mistery, casa editrice che, a mio dire, è molto competente ed efficiente.

Questo paragrafo è a beneficio degli altri scrittori (diamoci una mano, dai):
Per gli altri autori non posso ovviamente parlare, ma io con la Dunwich Edizioni per ora mi sono trovato molto bene, soprattutto con il loro editor: veloce, puntuale, intelligente e competente, insomma, una bella sorpresa trovare tutto ciò in una casa editrice nata da così poco tempo e ancora piccola. (ho detto soprattutto con l'editor, ma mi sono trovato benissimo anche con gli altri: disponibili, cortesi, celeri; non è da tutti).
Per quanto ho potuto vedere sono molto attivi, lavorano tanto e lavorano sodo, hanno pubblicato scrittori emergenti che conosco o di cui ho letto cose e, sempre a mio parere, hanno fatto delle buone scelte.
Insomma, io sono un autore che prima di proporsi a un editore guarda come questo editore si muove, la Dunwich mi aveva convinto prima che decidessi di partecipare al loro concorso (da cui è uscita la raccolta di cui vi parlo oggi) e ora, dopo alcuni mesi, posso dire che confermo la mia opinione iniziale.
Se avrò modo di cooperare ancora con loro (cosa che mi auguro), sarà con tutta probabilità per un romanzo che sto scrivendo proprio di questi tempi, apposta per loro (nel senso che lo sto scrivendo per proporlo a loro, se poi non lo vorranno lo proporrò ad altri editori). Comunque saprò dirvi qualcosa di ancora più specifico, nel bene e/o nel male su come si lavora con loro. Le premesse però rimangono le migliori.
Insomma, editore consigliato.
Fine parte ad uso e consumo degli altri scrittori o aspiranti tali.

Dicevamo, ritorno a Dunwich:
Questa è una raccolta di racconti di racconti horror ispirata a/da uno dei più grandi maestri dell'orrore della storia della letteratura mondiale: H. P. Lovecraft.
Una decina gli autori selezionati su qualche centinaio di manoscritti giunti in redazione, alcuni degli altri scrittori selezionati li conosco (in fin dei conti il panorama degli scrittori emergenti è un po'come un condominio in un paesino di provincia: ci si conosce tutti, magari non troppo a fondo, e si è pronti a esprimere opinioni e giudizi su chiunque, tanto nel bene quanto nel male. Posto che vai, usanze che tr.... no, usanze che rimangono sempre le stesse! :) ), altri invece no ma sono fiducioso.

Se vi sto parlando di questa raccolta in un post che si intitola "condivisione gioie" è perché il racconto che avevo mandato si è qualificato tra i finalisti e quindi lo troverete sulle sue pagine.

SINOSSI:
"I tempi della follia", questo il titolo del mio pezzo, un brano che parla della pazzia e del suo significato.
Avete mai avuto modo di discutere con un individuo che la scienza psichiatrica definisce "pazzo"? Avete mai notato che alcuni passaggi dei suoi deliri sono ben più che coerenti?
E se dietro la generica definizione di "pazzia" si celasse qualcosa di più? Magari un diverso punto di vista, un'accresciuta percezione della realtà.
E se i pazzi non fossero loro? Se invece fossimo noi che non sappiamo vedere?
Allora, forse, l'etichetta di "pazzo" sarebbe solo un muro che edifichiamo per difendere il nostro piccolo mondo da ciò che non vogliamo vedere, da ciò che ci fa paura riconoscere come reale.
Ma arriva il giorno in cui la realtà prende un maglio e comincia a buttare giù quel muro, un colpo alla volta.
Ora tocca a voi, sta venendo a prendervi, e voi non siete pronti.
Vi pentirete di aver nascosto la testa sotto la sabbia per tutta la vita, di non aver voluto guardare.

Se vi è venuta voglia di leggerlo, tornate ai link che vi ho messo prima, dai quali potrete acquistare la raccolta. :)
Poi, una volta acquistata e letta, prestatela, fatela girare, fatela leggere. Per un autore come me è davvero più importante questo di tutto il resto. Io scrivo per chi mi legge (che sembra una cosa banale ma vi assicuro che non è così: una grossissima fetta di scrittori scrive per puro narcisismo). ;)

Per concludere, direi che il balletto della felicità sia d'uopo!

Hahahaha, evviva!

non è rimasto nient'altro da fare, a parte...

puking rainbows...


with portals


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Baci baci e spero di avervi regalato qualche sorriso in questo grigio lunedì mattina che, si sa, è sempre il momento più difficile della settimana. ;)
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mercoledì 27 novembre 2013

mettersi con uno scrittore horror è come chiedere a un ingegnere di curarvi le emorroidi

Buongiorno, dopo i post dal tono più serio degli ultimi giorni, riprendiamo con i toni a cui vi stavo abituando.
Scusatemi se sono stato un po'assente ma, come vi dicevo qualche giorno fa, ho avuto qualche guaio in famiglia negli ultimi tempi, combinato a una quantità di lavoro indicibile.

Ma, una grande notizia:

Lo so, scrivo male. Per vostra fortuna le scritte nelle strisce saranno fatte coi font di sketchbook.








Comunque, di cosa parliamo oggi? Di professionalità.
"Ok, ma cosa intendi?" direte voi. Intendo di persone così professionali che vivono la vita in funzione del proprio lavoro e vedono tutto quello che passa loro davanti o che capita nelle loro vite attraverso la lente data dalla loro professione. Insomma, professionisti D.O.C.

Vi è mai capitato di essere all'asilo? E di dover andare al bagno? (o di avere un/a compagno/a nella stessa situazione? -viste da fuori certe cose si capiscono meglio-)
Succede sempre questo:
- Maestraaaaaa, devo fare la pipìììì.
Ora possono succedere due cose:
1) La maestra ha tempo per voi;
2) La maestra è in preda alle convulsioni da crisi isterica perché 30 bambini stanno cercando di suicidarsi in modi diversi e creativi: chi cerca di ingoiare tonnellate di colla, chi cerca di fare base jumping dalla libreria (rigorosamente senza paracadute, nuove frontiere di sport estremo), chi cammina su tappeti di lego (l'odierno camminare sui fuochi ardenti, perché l'uomo, col tempo, diventa sempre più sadico. Io preferirei camminare nella lava che su un tappeto di lego), chi prende per i capelli la biondina carina della classe e gioca alle olimpiadi, specialità "lancio del martello".

Partiamo dall'eventualità 2, succederà che voi (o il vostro compagno in crisi diuretica) vi urinerete bellamente nel grembiulino (si usa ancora il grembiule all'asilo?), impalati come degli idioti in mezzo alla classe mentre riproporrete, in scala, la tragedia del Vajont con l'ondata gialla che annega gli omini dei lego.
A questo punto voi non lo sapete ancora, ma il vostro destino è al 99% segnato (esiste una probabilità non nulla che, vista la tenerissima età, qualcuno si dimentichi che vi siete pisciati addosso, ma c'e sempre uno che non dimentica e che, mi dispiace, provvederà a che non lo faccia nemmeno il resto della comunità).
E intanto la maestra dovete sperare che si stia dibattendo a terra con le convulsioni, o che abbia nel cassetto solo forbici dalla punta arrotondata. La prospettiva di dover pulire la vostra pipì non credo proprio che la esalti.
L'insegnante è uno di quei mestieri che si devono fare per vocazione, solo ora me ne rendo veramente conto.

Ma il caso che interessa di più a noi è il primo, quello in cui la maestrapervocazione vi sorriderà e vi risponderà "ma certo, -appellativo tenero- vieni con me che ti insegno io come si fa" (tra l'altro, se decontestualizzata, sembrerebbe una non tanto velata minaccia).
"E cosa c'è di strano?" direte voi... all'apparenza nulla, MA (si, caspita, ci sono sempre questi straMAledetti MA), si sa, gli esseri uMAni aMAno le escalation.
Passano gli anni MA otto son lunghi e quella MAestra ne ha fatta di strada, MA (aaaargh, basta dai... prima che tra 10 minuti mi trovo i gentili signori della neuro sotto casa) non si scorda la sua prima volta, quando un bambino doveva urinare... la dove c'eeeera l'aula ora c'èèè...
Mi fermo, non siamo mica gente volgare.
(per chi non avesse capito la citazione, cliccare QUI)

Dicevamo, ESCALATION.
Quella maestra, molto convinta e molto professionale, ha cominciato a vedere il mondo attraverso il proprio lavoro.
Quindi ora, dopo questi otto anni, questo è ciò che succede nella sua vita:


Situazione ipotetica 1
Bambino: maestra, devo respirare per vivere?
Maestra: guarda, ti mostro io come si fa.

Situazione ipotetica 2
Fidanzato: aspetta un secondo, metto il preservativo
Maestra: aspetta, ti mostro io come si fa.

Situazione ipotetica 3
Nobel per la fisica: devo quadrangolare la statistica metastocastica del ugu gayfiuygifrt  iwyeufgefsiysd aksgagski.
Maestra: spostati, ti mostro io come si fa.

Situazione ipotetica 4
Alieno: devo riparare il motore interstellare della mia navicella spaziale, una tecnologia che voi avrete solo tra, forse, 3000 anni...
Maestra: passami gli attrezzi, ti mostro io come si fa.

Situazione ipotetica 5
Io: tesoro, aspetta un attimo che devo andare affanculo.
Maestra: fermo, ti mostro io come si fa.

No, questa non l'ho fatta io.


Le maestre, tuttavia, erano solo un esempio, vi ho preparato una serie di agili illustrazioni e ulteriori esempi che mostrano come in pratica tutte le categorie professionali possano essere colpite da questa sindrome DOC (che è l'acronimo di sinDrome da prOfessionalità aCuta, una brutta malattia, aiutateli inviando a me medesimo tutti i vostri risparmi per aiutare la ricerca, in omaggio una lettura del futuro utilizzando gli scontrini della spesa).

INGEGNERI.
Categoria terrificante.

ingegneri, non sono cattivi, è che li disegnano così.
Detto ciò, NON ANDATE MAI DA LORO A LAMENTARVI PER DELLE EMORROIDI.


I GIOVANNI MUCCIACCIA (o come ca**o si scrive)

Situazione 1
Persona: mio figlio sta male.
Muciaccia: hmmmmbéne, cospargetelo di abbondante acqua e colla vinilica.

Situazione 2
Persona: ho perso tutti i miei soldi in una truffa immobiliare.
Muuciccia: hmmmmbéne, cospargetevi di abbondante acqua e colla vinilica.

Situazione 3
Raul Bova: il mio pene non si erige più.
Mucciacia: hmmmmbéne, cospargetelo di abbondante acqua e colla vinilica.
Raul Bova: no, davvero, è un problema.
Muciacia: ora ritagliatene il contorno con delle forbici dalla punta arrotondata.
Raul Bova: ma sei pazzo?
Mcuiuacia: fatto? hhmmmbéne
Raul Bova: ho bisogno di una soluzione.
Muccia: ora copritelo con abbondanti strisce di carta igienica, fogli di giornale e carta assorbente, poi spennellate ancora il tutto con abbondante acqua e colla vinilica.
Raul bova: ebbasta, dai, ti ho detto che è un problema!
Moccia: non mi importa se non ti funziona, io ti amo lo stesso. Io e te, 3 metri sopra il cielo.
Raul Bova: ti dirò, a me basterebbero una quindicina di centimetri sotto le lenzuola.


I GELATAI.
Questi, invece, danno sempre ottimi consigli quando afflitti da DOC.

Situazione 1
Ragazza: ho dei problemi con il mio partner.
Gelataio: leccalo.

Situazione 2
Ragazzo: non so come dare piacere alla mia ragazza.
Gelataio: leccala.

La difesa rinuncia a presentare ulteriori prove, Vostro Onore.
W i gelatai, salveranno il mondo.


I FONZIES
Anche di loro non c'è molto da fidarsi, come mostrato nella grafica seguente.

Fonzies, tanto buoni, quanto cattivi.


Dopo avervi spiegato come la DOC stia flagellando il mondo (eccezion fatta per i gelatai), credo sia il caso di parlare anche un po' degli scrittori, quindi:


GLI SCRITTORI
(ATTENZIONE: uno scrittore in preda a DOC può diventare molesto. Si consiglia di aver sempre dietro un accendino e un foglio di carta. Se doveste trovarvi in pericolo, estraete l'accendino, poi estraete il foglio di carta, poi usate l'accendino per dare fuoco al foglio di carta, gli scrittori temono il fuoco e si terranno alla larga al grido di "nazista, nazista" che è il nome del loro predatore naturale, ormai assurto per estensione al generico significato di "pericolo, pericolo".)

Situazione 1
Persona: ehi, guarda che bell'albero.
Scrittore fantasy: e se fosse un albero magico minacciato da un malvagio mago cattivo?

Situazione 2
Persona: ehi, stai bene?
Scrittore thriller: (guardandovi con espressione intensa) "l'amico lo conosceva bene, notò subito l'espressione contratta del suo volto e seppe che qualcosa lo turbava. Tuttavia non poteva confidarsi con lui, il pericolo era troppo grande per coinvolgere degli innocenti".

Situazione 3
Persona: (indicando un'auto che passa lì accanto) che bella la nuova Maserati, vero?
Scrittore di fantascienza: bzzzzz, clang, clang, fzzzzz, trrrrrrrrr... (con voce robotica) "io non sono una Maserati, sono un'intelligenza aliena venuta sulla Terra per portare pace e ordine!"

Variante alla situazione 3
Scrittore di fantascienza catastrofica: (sempre con voce robotica) "sono un'intelligenza aliena venuta sulla Terra per portare morte e distruzione!"

Situazione 4
Persona: hai visto l'ultimo film di Schwarzenegger? (si porta una mano al ginocchio per grattarsi)
Scrittore rosa: "cosa aveva voluto dire con quell'insinuazione? Forse che avrebbe voluto un uomo possente come quell'attore? La mano cominciò a scendere lenta verso il bassoventre, come a voler contenere l'impulso di eccitazione provocato dal pensiero di quei muscoli possenti che la afferravano come [censored] e la [censored] fino al [censored]."

Situazione 5
Persona: ho fame.
Scrittore horror: quella semplice frase gli rivelò che la mutazione era già in atto nel corpo della sua giovane compagna. Il virus si era già diffuso in lei, sarebbe stata questione di secondi, poi non sarebbe più stata Claire, la dolce ragazza con cui aveva perso la verginità dietro il fienile degli Svensson (questo cognome è per palati fini e seguaci attenti, spiegazioni QUI), ma una di loro. Non era pronto a vederla cambiare, e poi gliel'aveva promesso: "non preoccuparti, non permetterò mai che tu diventi una di loro".

Si alza dal divano, va in cucina, rumore di posate nel cassetto e, dopo pochi istanti, torna in salotto armato con un coltello. Il giorno dopo i giornali parleranno dell'ennesima tragedia famigliare che si sarebbe potuta evitare (avendo un accendino e un foglio di carta, magari).


Morale della favola?
Mai, e sottolineo MAI mettersi con uno scrittore di horror!


P.S. se vi è piaciuto il post, ricordate che potete condividerlo con uno dei bottoncini qui sotto, e mettete un bel like alla pagina facebook usando il nuovissimo e bellissimo box apposito in alto a destra (è gigante, non si può non vedere). Per chi preferisce twitter abbiamo dei bellissimi e nuovissimi bottoni anche per quello.
FATELO, o vi faccio sposare con uno scrittore horror! :)

P.P.S. la parola "stocastico" mi fa sempre pensare che chi la dice stia in realtà dicendo "stocaaazzoooo!".

Fine, alla prossima. Baci. ;)
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domenica 24 novembre 2013

Muri di carta velina

Il post di oggi sarà breve, sia perché il tempo è merce rara di questi giorni (non per pigrizia, è che è un periodo pieno di pasticci, senza scendere nei dettagli, ho alcuni cari che stanno poco bene) sia perché non c'è tanto da dire, poche parole ma, spero, molto pesanti.

La riflessione mi è venuta guardando questo video:



Ci sono momenti in cui capisci che certi linguaggi sono universali.
Certi messaggi non hanno bisogno di parole, stanno nei volti sorridenti, negli sguardi, nelle emozioni di chi li ascolta, guarda, vive.
Tutto ciò senza volgarità o donne nude o altri biechi trucchetti.
Perché quando un messaggio è forte, sfonda il muro dell'indifferenza come fosse carta velina.

Ho finito, per oggi.
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giovedì 14 novembre 2013

Dalla parte delle donne: tecnologie antistupro, no grazie!

Buongiorno a tutti, ho scritto questo post a spizzichi e bocconi, negli scorci di pausa tra una tranche di lavoro e un'altra. Di questi tempi ho pochissimo tempo libero e devo produrre per le mie passioni e i miei interessi nei ritagli di tempo (a dire il vero succede sempre, ma fingere che abbiamo delle vite non eccessivamente piene aiuta a sentirsi più liberi).
Se siete incazzati e sul piede di guerra per il titolo del post, sappiate che nasconde un'insidia, quindi non giudicatemi prima di aver finito di leggere l'articolo. Ragionate sulle mie parole e poi, se ancora vorrete, potrete insultarmi, non modererò nessun eventuale commento in cui me ne canterete di ogni.

Comunque, ora cerco di convincere il mio cane che  potrebbe anche lasciarmi uno dei tre posti del mio divano e vi scrivo il post (poi vi metto una foto, così capite che non è possibile che un cane così occupi tutto il divano, ma tant'è, lui ce la fa. Superpoteri.)

Leggo un articolo entusiasta: "Mutande antistupro, possono essere tolte solo da chi le indossa grazie a una speciale cintura apribile solo dal possessore".
Vi lascio un minuto per riflettere da soli.

Io l'epilogo di un eventuale stupro NON me lo immagino così:
- cavoli, signorina, ho qualche problema a sfilarle l'intimo.
- eh, lo so, senza offendere ma è fatto apposta per non farmi stuprare.
- ah, dannazione, allora mi sa che per oggi niente stupro, eh?
- eh, mi sa anche a me. Grazie comunque per averci provato, molto gentile.
- ma grazie a lei. Dai, non disperi, sarà per la prossima volta.
E lo stupratore che se ne va un po'sconsolato.

Io credo che sarebbe più simile a:
Lui che la prende per il collo o le punta addosso un'arma improvvisata e le intima di levarselo, altrimenti le taglia la gola. E lei che, se vuole riportare a casa la pelle, è obbligata ad assecondarlo.
Quindi non solo si avrà comunque lo stupro (bel risultato, mutande antistupro!) ma avremo anche una nuovissima serie di violenze fisiche e psicologiche sulla vittima.

Ma certa gente che cosa cazzo ha nella testa?
Un ragionamento del genere funziona con i caveau delle banche ma solo perché chi può aprirli NON è mai vicino alla banca, a meno di una massiccia presenza di polizia. E comunque le banche sono assicurate, si parla sempre e solo di soldi. Glieli rubano e l'assicurazione glieli rinfonde.
In ogni caso, anche con le precauzioni del caso, non è che la gente non le rapini più le banche.

Ma a una vittima di stupro chi rinfonde la sicurezza, la voglia di uscire e avere contatti col mondo, le ore di sonno che perderà negli anni, eccetera (le conseguenze sono tante e sono pesanti)?
Ci sono cose che con i soldi non si sistemano.

E, presunti inventori, smettetela di cercare di peggiorare situazioni già abbastanza gravi di loro. Per favore.
O inventate un dispositivo INVISIBILE che stordisca lo stupratore (o che lo uccida, crepi l'avarizia).
Anzi, meglio che lo uccida, perché tanto in galera non ci andrebbe e, come minimo, poi andrebbe a cercare la ragazza in questione e renderebbe la sua intera vita un inferno.
Sì, meglio che lo uccida.

E no grazie alle attuali buoniste tecnologie antistupro.
Se bisogna fare una cosa, che la si faccia bene

Solo un'ultima cosa:
ragazze care, se mai dovessero inventare un aggeggio del genere, ricordatevi di toglierlo/spegnerlo prima di andare a letto con i vostri amati.
Avete presente quelli che vi portano in palmo di mano e si prenderebbero una coltellata per voi?
Ecco, il fatto che morirebbero per voi non implica che lo debbano per forza fare anche laddove non ce ne fosse bisogno.
Quindi, per favore, un po'di attenzione.

Lo dico perché io rientro in questa categoria e, so che sembra strano detto al giorno d'oggi, tutti sono sempre a lamentarsi che va tutto di schifo e che la vita non vale niente e bla bla bla... ma io sono MOLTO attaccato alla vita.

Ah, dimenticavo, il mio cane-occupadivano è questo:

Jolly, campione del mondo di combattimento contro cumuli di foglie cadute.
Qui appena sveglio stamattina. Notare l'occhio socchiuso e l'orecchio piegato.

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venerdì 8 novembre 2013

il mio... TESSSSSOROOOOOOO...

Ciao a tutti, ragazzi, ragazze, uomini, donne, bambini e bambine. Un ciao anche ai cani che mi piacciono sempre molto più delle persone, peccato non sappiano leggere, credo.
Una volta ho trovato il mio cane che sfogliava un libro, prendeva le pagine tra le zampe e poi le strappava con i denti, le masticava un po'e poi le sputava.
Già allora avrei dovuto capire in che condizioni versasse il mondo dell'editoria.
D'altronde, lo sappiamo tutti, gli animali certe cose le sentono.

L'argomento di oggi è: cosa devo fare per diventare uno/a scrittore/rice di successo, oggi?
"EVVIVA" direte voi, finalmente un argomento interessante e utile.
Spegnete i vostri entusiasmi, quello che vi dirò NON vi piacerà. Almeno non a quelli di voi cui piace sognare (tra cui ci sono anche io, e infatti questo discorso non piace nemmeno a me).

Trattando questo argomento è, come al solito, necessario fare alcune premesse di stampo editoriale, perché senza avere un'idea di come funga l'editoria, difficilmente vi potrete attrezzare per diventarne parte (a meno di strane congiunture/congetture astrali tipo il Sole nella costellazione del culo sfrenato in trigono con la Vergine e, a Dio piacendo, schivando il Cancro).

Nella seguente parte, ci sono delle generalizzazioni necessarie per non far diventare questo post lungo 800km, sappiate che le eccezioni al discorso esistono, anche se rare e, spesso, destinate a chiudere i battenti (purtroppo).
Prima grande verità: scordatevi la visione romantica dell'editore che vi legge, gli piace il vostro stile, vi offre un contratto e venderete milioni di copie.
E niente reticenze, sono sincero: SCORDATEVELO!
Seconda grande verità: gli editori sono dei venditori. Il loro mestiere è produrre e vendere libri, non importa se a degli inuit analfabeti o a un branco di dugonghi spiaggiati.
Se non si vende, l'ingranaggio si inceppa e tanti auguri ("bum, a chi tanti amanti ha", possibilmente ricchi e potenti, così, anche se i vostri libri non vendono, voi sopravvivete comunque in modo decoroso).
Ovvio che nel "produrre" ci stanno diversi passaggi (selezione, correzione bozze, editing, impaginazione, copertina, promozione, e bla bla bla), non me ne vogliano gli editori che non sono solo dei venditori.
Resta fisso il fatto che una casa editrice è un'azienda e quindi ha il fisiologico bisogno di conseguire un risultato economico.
Terza grande verità: per la maggior parte degli editori (ricordo che esistono le eccezioni), il risultato economico ha assunto un'importanza schiacciante rispetto a tutti gli altri. Su questo ultimo punto c'è poco da fare discorsi, l'economia si appropria di fette sempre più grandi dei filtri attraverso cui osserviamo e interpretiamo la realtà e, soprattutto, i risultati.
E lo dico da economista, so bene ciò di cui parlo, è una congiura silenziosa che miete vittime tutti i santi giorni ma nessuno pare notarlo o avere intenzione di fare qualcosa. Ma è un altro discorso che, magari, affronteremo in un altro post.

Assodato che la performance economica sta alla base del punto di vista di molti editori, torniamo al punto centrale della discussione: COSA CAVOLO DEVO FARE PER DIVENTARE UNO SCRITTORE AFFERMATO?
Il meccanismo è di semplice comprensione, di meno semplice attuazione. Ci arriveremo tra poco, giusto il tempo di chiarire un paio di passaggi molto rilevanti.

Un aspetto su cui riflettere è che, una volta, gli editori erano coloro che potevano veicolare un contenuto (romanzo, libro, saggio, eccetera) verso il pubblico. Quindi gli editori erano coloro che avevano in mano l'utenza finale e la loro necessità era quella di trovare tra i potenziali autori, quelli che gli avrebbero fornito i contenuti da inoltrare al loro pubblico.
Quindi l'equilibrio era composto da una parte dagli editori che avevano i mezzi economici e una buona stretta sull'utenza, dall'altra parte dagli autori che erano i produttori dei contenuti, dei messaggi. Quindi il rapporto tra autore ed editore era "io autore fornisco a te editore materiale da vendere, tu pensi a tutto e io alla fine mi prendo la mia (bassa) percentuale sul prezzo di copertina e più si vende più siamo felici (tu editore più di me scrittore, ma comunque tutti e due ce la passiamo mica male)".
Oggi questo equilibrio è cambiato, radicalmente.
Gli editori NON hanno più in mano il pubblico, il marketing e lo studio della filiera della produzione di beni e servizi ci hanno insegnato che il pubblico non serve averlo in mano, bisogna lasciarlo "libero di scegliere", perché all'utente piace credere di prendere le decisioni, quindi io editore cosa faccio per vendere? Cerco il monopolio o comunque una fetta consistente di controllo sulle scelte che l'utente può prendere, tipo "tu scegli quello che vuoi... ma rigorosamente tra le alternative che io ti metto davanti".
Questo, a lato pratico, in cosa si traduce? Nella ricerca del controllo sulla distribuzione.
Dal lato autori, la musica è parecchio cambiata con l'era di internet, ora a tutti (purtroppo in modo indiscriminato) è stata data l'opportunità di esprimere la propria opinione, di rigurgitare in quel grande calderone che è la Rete opinioni e punti di vista. La possibilità di andare a colpire le persone, ottenersi da soli il proprio seguito.
Quindi, oggi, l'equilibrio tra autore ed editore è cambiato in questo senso: io editore ho i mezzi economici per produrre e per distribuire i contenuti, metterli davanti alle persone, io autore invece ho i contenuti (meno preziosi di prima, in quanto tutti abbiamo i mezzi per produrre contenuti e quindi buonanotte, è come cercare pepite nel corso di un fiume, in mezzo a ciottoli senza valore) e, punto importante del discorso, ho un seguito che apprezza già il mio lavoro.

Ora, cerchiamo di mettere assieme tutto quanto detto finora.
L'editore è interessato al profitto, il profitto si ottiene incrementando gli introiti e diminuendo i costi (banale). L'editore può distribuire i libri e "legittimare" il lavoro di un autore (che se è edito, allora varrà qualcosa).
Quindi, cosa cerca l'editore in un autore? Che poi è la stessa cosa di dire "cosa ci vuole per diventare 'famosi'?"
Cerca, prima di tutto un modo per ridurre le spese e aumentare i profitti.
Quindi cerca autori che abbiano già un buon seguito, perché per l'editore questo significa risparmiare sulle spese di marketing e partire da una base di vendite certe. Un bel bottino.
Cerca autori che siano anche un po' personaggi, perché mettendoli davanti a una telecamera sappiano dire qualcosa, intrattenere e farsi apprezzare, perché bisogna pensare all'engagement, a creare non solo un pubblico numeroso, ma un pubblico che guarda l'autore e si sente parte di qualcosa.
Tutto ciò perché è bello?
NO.
Tutto ciò perché fa vendere più libri E perché, a parità di risultato, diminuisce le spese di marketing.

(Dal punto di vista dell'autore, invece, si fa così perché è bello o, almeno, io lo faccio perché mi piace che i miei lettori siano parte di ciò che faccio, in fin dei conti scrivo per loro, ma anche questo è un altro discorso. Ricordate all'inizio che vi ho detto di mettere da parte i sogni in tonalità pastello? Ecco, io non lo sto facendo ma, comunque, io non ho mai detto di fare quello che faccio io... e, come diceva De André, "la gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio". La parte del cattivo esempio l'ha scritta palesemente per me... XD )

I più attenti avranno notato che, dove una volta l'autore si rivolgeva all'editore per avere un pubblico, ora succede esattamente il contrario, è l'editore che si rivolge all'autore per avere un pubblico. 
Questo semplice punto ricordatelo perché sarà spunto di riflessione in futuro, l'argomento non finisce certo qui.

Ora, quello che ho descritto è un processo ancora in atto, non è ancora concluso , anche se molti aspetti si cominciano a vedere con una certa frequenza.
Io vi ho dato un indicazione di massima di dove, secondo me, si sta andando.

La chiave sta nel rendersi appetibili, nel far sì che gli editori ci guardino e vedano in noi delle chance di fare dei soldi, di rendere florido il ciclo economico della loro attività.

Insomma, un editore deve guardarvi e, pensando all'evenienza che un altro editore possa contattarvi (mungervi/sfruttarvi/consimili) prima di lui, deve tirar fuori gli artigli e strillare...
IL MIO TESSSSSOROOOOO!!!


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sabato 2 novembre 2013

Meccanismi esplosivi

Oggi parliamo di generi letterari. Il discorso sarà breve o, almeno, non ho la iniziale intenzione di trattarlo in maniera dispersiva ma, si sa, questi scrittori a volte si fanno prendere la mano e si perdono in inutili bla bla bla, convinti che alla gente interessi sentire quello che hanno da dire. (ecco, per esempio, tre righe sprecate che nel frattempo sono diventate quattro, per dire qualcosa di davvero inutile, cinque, dai, ora comincio, prima di sforare nella sei.)

Dicevamo: generi letterari
Cosa sono i generi?
Senza rifarci a wikipedia e rimanendo su concetti spicci, i generi altro non sono che categorie di scritti con elementi comuni e ricorrenti, siano essi di forma, di contenuti, di ambientazione o di approccio.
Esempi di generi sono horror, fantascienza, giallo, thriller, fantasy, eccetera.

Ora, cominciamo la vera riflessione.
A cosa servono i generi?
La risposta dipende dal punto di vista.
Dal puro punto di vista dello scrittore, secondo me non servono a niente. Se uno vuole solo scrivere, se ne frega se sta producendo horror o paranormal romance, ha in mente gli elementi della propria storia, ha in mente gli aspetti su cui vuole puntare e bon, scrive. (si spera con un livello di cognizione di causa il più alto possibile)
Dal punto di vista del lettore, invece, sono utili. Qualunque scrittore si è trovato nella situazione in cui, dopo aver detto a qualcuno la fatidica frase "sto scrivendo un libro", tale qualcuno risponde circa "ah, che bello, ma che tipo di libro?".
Ora, lo scrittore può dare una risposta come: "Ma, sai, è la storia bla bla bla di una ragazza bla bla bla in un'ambientazione bla bla bla, poi c'è un personaggio bla bla bla che fa bla bla bla nel bla bla bla del bla bla bla. Scritto in uno stile bla bla bla, con richiami a Tizio, Caio e Sempronio (mi ha sempre fatto ridere Sempronio), con un'eco (sì, in italiano la parola eco è femminile, traumatico, vero?) del secondo Pinco Pallino e altri bla bla bla infiniti". N.B. una risposta di questo tipo, a meno che non sia esplicitamente richiesta in OGNI sua componente (inteso una richiesta esplicita per ogni parte) è soporifera, stimola la diuresi e oltre a tanta plin plin, provoca improvvisi attacchi di tanta plom plom, cosa che voi scrittori non volete.
OPPURE, tale autore può rispondere: "è un romanzo di genere fantasy con diversi elementi horror e da B-movie. La storia di Sempronio Svensson (ok, ho deciso che lo userò in un prossimo scritto, promesso), artificiere svedese cassintegrato con un talento per sbagliare le scelte 50-50, che combatte contro dei malvagi alieni samurai". (questa storia s'ha da scrivere)
In una frase del genere, l'interlocutore sentirà SOLO le seguenti parole:
FANTASY e penserà a scene dal signore degli anelli
HORROR e penserà che ci saranno scene che fanno paura
B-MOVIE (se sa cosa sono) penserà a... non vogliamo saperlo, certi angoli della mente di un amante del genere possono avere effetti disturbanti sulla psiche.
MALVAGI+ALIENI+SAMURAI e sbaverà dalla voglia di leggere il vostro romanzo XD
4 concetti in una frase, facile, immediato, sintetico e comprensibile.
Il potenziale lettore ha, in 10 parole, creduto di aver capito di cosa si tratti e può decidere se gli interessi o meno. Facile.
Dal punto di vista dell'editore, servono perché il compito dell'editore è anche quello di comunicare con i lettori per convincerli a comprare i libri che vende, altrimenti nun se magna.

Ma i generi da dove arrivano e dove vanno?
Sul "da dove arrivano" è facile. In un certo momento della storia della letteratura, un certo autore Sempronio (anche lui probabilmente cassintegrato come il nostro amico Svensson) ha scritto un determinato brano con determinate caratteristiche. Quel brano è piaciuto e quindi Sempronio ha scritto ancora, qualcosa di simile, oppure Sempronio ama scrivere cose di quel tipo e quindi ha continuato anche se il brano non se l'è filato nessuno. Fatto sta che, prima o poi, a qualcuno quel brano è piaciuto, magari ha deciso di riproporne tematiche o caratteristiche.  Come lui anche altri, fino a che c'è stato un bello zoccolo duro di autori e lettori appassionati di quelle caratteristiche.
Dopo tot processi del genere, un qualche studioso di letteratura ha detto "dai, partendo da quegli scritti, cerchiamo di desumere e canonizzare le caratteristiche peculiari di tutti questi tipi di orientamenti letterari" eeeeee... magia magia magia... puff... nascono i generi letterari.
Fino a qui va tutto bene, non c'è niente di male.
Però (c'è sempre un però, maledetti però), dobbiamo arrivare al punto "i generi dove vanno?". E sono dolori.
Oggi credo che scrittori e lettori siano un po'schiavi di questa distinzione di generi. Gli scrittori, quando si approcciano a un brano, spesso e volentieri ne decidono il genere a tavolino, prima di cominciare a scrivere. "Oggi scrivo un horror", oppure "oggi scrivo un giallo", vanno a vedersi quali sono le caratteristiche proprie di quel genere e poi ne ricalcano i tratti.
Questa cosa è agghiacciante, soprattutto perché nessuno ci vede nulla di male.
Quando è successo che i generi, che sono un'astrazione, nata A PARTIRE dagli scritti, sono diventati un VINCOLO agli scritti?
Io credo che il discorso sia un po'analogo al razzismo/sessismo/ecceterismo.
Certe categoria hanno dei tratti comuni, è innegabile, i nostri processi di apprendimento e interpretazione della realtà si basano proprio su questo principio.
Vediamo un maschio, ha le palle. Vediamo un altro maschio, anche quello ha le palle. Ne vediamo un terzo, ancora palle. Desumiamo: i maschi hanno le palle. Ok. Fino a qui è davvero tutto ok.
Però (sempre con i però), da qui a dire "TUTTI I MASCHI DEVONO SEMPRE E PER FORZA AVERE LE PALLE" la differenza è abissale. Senza entrare nel merito logico-filosofico della questione o mettersi a parlare dei problemi dell'induttivismo (il tacchino induttivista insegna), sono pronto a scommettere che di maschi che non hanno le palle ognuno di noi ne conosce fin troppi.
(sensi stretti e sensi lati che si mischiano come ingredienti nel bimby).

Quindi, in fin dei conti, trovo che conoscere i generi letterari serva a un autore nel senso che è utile sapere certi lettori a cosa sono potenzialmente interessati, ma in ottica squisitamente manageriale. Ma i generi letterari non devono diventare una prigione, altrimenti si scriveranno solo cose che sono già state fatte, con caratteristiche che, proprio perché note e studiate e codificate, sono per forza qualcosa di già visto. Dove sta l'innovazione? Dove sta il piacere di leggere qualcosa e non sapere già da pagina 1 che cosa ci aspetta?
Ragionate sul fatto che alcuni degli scrittori più affermati del giorno d'oggi hanno costruito la loro fama proprio sul discostarsi da certi canoni e certe logiche editoriali e di marketing.
Martin, che dopo la serie tv di Game of Thrones ha una notorietà infinita, ha preso il principio base del "piano, non facciamo morire i personaggi, che poi magari i lettori si indispettiscono" e ha detto un sonoro "ma vaffanculo" e nei suoi libri muoiono tutti manco stesse scrivendo di Schwarzenegger, ha preso il concetto di "aspetta, non esageriamo con i personaggi, altrimenti il lettore non ti segue" e ha detto anche qui la medesima cosa. Ha detto "io voglio scrivere 50 spy story in una, ma voglio che ci siano i draghi, degli zombie dei ghiacci, sesso a caso, violenza a caso, niente magia che altrimenti poi mi diventa dragon ball e voglio che i miei personaggi mangino bene (sai mai che sia il loro ultimo pasto, le probabilità sono tutt'altro che basse)".
Vedete un genere qui?
DOPO che lui ha scritto, DOPO che è diventato famoso, allora tutti a cercare di affibbiargli un'etichetta, perché così si vende meglio, perché così i lettori possono capire.

Da lettore, dico che gli scritti, secondo me, rientrano in DUE soli generi: quelli fatti bene e quelli fatti male. Rimando al precedente post del blog (lo trovate QUI) per un approfondimento su questo tema.

Per concludere, i meccanismi di cui sopra non sono sbagliati in sé, ma sono strumenti, e gli strumenti non dovrebbero mai diventare i fini, altrimenti fa tutto la fine dell'artificiere Sempronio Svensson quando si trova nel topico momento del "taglio il cavo giallo o il cavo blu?".
Meccanismi esplosivi.



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martedì 22 ottobre 2013

E poi dicono che "bisogna avere fiducia"

Buongiorno a tutti, oggi vi tedio con una piccola riflessione, noiosa se vogliamo, sull'editoria. Visto che buona parte del discorso fa un quadro dell'editoria in Italia e di alcuni meccanismi che il lettore medio non conosce, si può tranquillamente saltare e andare all'ultimo paragrafetto (breve) che è la conclusione nonché il punto del discorso. ;)

Premessa: in Italia ci sono una roba tipo ventordicimila editori, di cui una manciata grossi, tutti gli altri piccoli. Ignoriamo quelli grossi, che tanto in Italia possono fare quello che vogliono (anche se di recente...) e focalizziamoci sugli altri.
Dopo quasi 2 anni nel panorama dell'editoria indipendente, mi sono fatto l'idea che di buone penne ce ne siano diverse, ma di grandi penne davvero poche poche (ma proprio, seriamente, poche poche).
Ora, visto che di materiale davvero degno uno scrittore può produrne una certa quantità all'anno (esageriamo senza ritegno, diciamo un romanzo al mese), e mettiamo che le penne davvero degne (esageriamo ancora in modi imbarazzanti) siano cento. abbiamo 1200 romanzi/scritti/raccolte davvero validi/e.
Mettiamo che, poco poco, ogni casa editrice indipendente ne pubblichi uno di questi, abbiamo 1200 case editrici indipendenti che pubblicano roba davvero bella.
Ma le altre ventordicimila meno queste 1200? Rendiamoci conto che pubblicano roba tutto sommato mediocre o carina ma non eccelsa. Tutto ciò quando va bene, diverse pubblicano cose che sono un insulto a scrittori, lettori e altri editori (e su questa frase torniamo a inserire anche i grandi editori).
E tutto ciò, per me, è un triste dato di fatto su cui c'è poco da discutere.

Ma cosa implica tutto ciò?
Mettiamoci per un attimo dalla parte del lettore.
Io lettore voglio comprare un libro, cosa faccio?
Accendo il cervello (spero) e comincio a ragionare:
Voglio un bel libro, cerco un bel libro, vado in libreria e chiedo al libraio di consigliarmi qualcosa direttamente a voce oppure indirettamente cercando tra gli scaffali, tra libri che lui ha "selezionato" per voi in precedenza (e qui abbiamo già fatto saltare per aria la stragrande maggioranza degli editori indipendenti che in libreria sugli scaffali non ci arriva MAI perché la distribuzione è in mano alle grosse case editrici).
Percorso alternativo:
Accendo di più il cervello e accendo il computer. Cerco delle case editrici specializzate nel genere che vorrei leggere, spulcio le copertine, leggo qualche recensione di qualche sito/blog (vatti a fidare), cerco qualche informazione sull'autore, qualcosa di suo da scaricare gratuitamente per farmi un'idea di cosa/chi andrò a leggere e poi scelgo.
La verità è che il percorso alternativo non lo sceglie quasi nessuno, ma anche se lo scegliessimo tutti, si presenta un altro problema:
Vi ricordate le ventordicimila case editrici indipendenti che pubblicano solo cose mediocri?
Ecco, il punto è il seguente:
Chi ha il tempo di spulciare tutto ciò che pubblicano tutte queste case editrici alla ricerca di ciò che davvero vale la pena leggere (perché scritto bene, intendo, il discorso esula dai gusti personali) ?
L'alta qualità è nascosta e sepolta sotto montagne di -non si può dire-, e scavare in mezzo alla -non si può dire- non piace a nessuno.
Un ultimo spunto: l'autopubblicazione.
Se le case editrici in genere pubblicano solo -non si può dire- (badate bene, le eccezioni ci sono e sono anche delle belle realtà), la situazione peggiora nel settore autopubblicazioni.
Ho avuto modo, di recente, di scaricare diversi (una sessantina, quindi non proprio pochi) ebook di persone che ne tessevano le lodi, supportate dalle considerazioni di diverse persone.
Ripeto che non ne sto facendo una questione di gusto personale, ma solo una questione tecnica.
Insomma, non ne ho trovato NEMMENO UNO che rispondesse a dei requisiti minimi di scorrevolezza, correttezza grammaticale, sintattica, lessicale, di intreccio, di empatia, coerenza, verosimiglianza, eccetera... dicendola in termini di twitter: #neancheciabbiamoprovato.
Io ora penso, (scusate se ci saranno volgarità):
"Ma vaffanculo! Mettere le dita su una tastiera non fa di te uno scrittore e se scrivi così vuol dire che non leggi, altrimenti la differenza tra quello che produci tu e uno scritto umano la noteresti. Se pretendi di scrivere senza aver prima letto..." il pensiero finitelo pure voi con la frase che più vi aggrada, ma siate crudeli!
L'esercito degli autopubblicati/andi è composto, per la stragrande maggioranza, dalla gente che, dopo aver mandato il proprio manoscritto a tot case editrici, si è vista rispondere "ascolti il suo manoscritto fa schifo, impari a scrivere e poi ne riparliamo", ma invece che capire che se in tot professionisti del settore ti dicono tutti la stessa cosa e gli unici che ti dicono che sei bravo è perché vogliono scucirti montagne di soldi (vedi "editoria a pagamento") allora magari è vero che non sei proprio bravo a scrivere. Ma loro no, si impuntano e dicono "il mio libro è il più bello di sempre, se gli editori non mi capiscono, allora gli editori non avranno un centesimo dei miei soldi, mi autopubblico".
Ora, concordo sul fatto che non tutti gli editori siano competenti, ma concordo di più col fatto che gli aspiranti scrittori con delle vere capacità sono proprio quelli che si rifiutano di proporre un lavoro fatto con il duodeno e che se un editor dice loro "guarda che qui, qui e qui hai fatto un sacco di cazzate", rileggono e ragionano, modificano, correggono, perché prima di tutto RISPETTANO I LETTORI A CUI VOGLIONO PROPORRE UN BRANO.
Sì, perché io, parlando da lettore e non da scrittore, mi sento insultato quando un autore o un editore mi propone di spendere dei soldi per un brano non curato (si parla sempre dell'aspetto tecnico, la trama e l'approccio poi possono piacere o meno, ma è questione di gusto e su quello c'è poco da fare, ognuno ha il proprio). Mi sento proprio come se, dopo aver speso i miei soldi per fare un acquisto, il venditore mi dicesse "tiè, idiota, ti sei fatto fregare come un pollo. Sfigato!" e queste cose non solo mi fanno incazzare, ma riducono anche drasticamente la mia propensione all'acquisto di altre opere secondo le stesse modalità, e chi ci va di mezzo sono quelli che invece i miei soldi li meriterebbero tutti.



La cosa peggiore in quest'ottica è proprio che, qualora un autore valido volesse autopubblicarsi (ne conosco diversi che lo hanno fatto per motivi sensati), troverebbe il proprio valido lavoro che naviga in mezzo a un mare di quella sostanza organica che non si può dire... e come fare a farsi notare in mezzo a tutto ciò prima di venire letto?
La soluzione proposta dal sistema sono le "recensioni/valutazioni".
Io sono un accanito sostenitore delle recensioni degli utenti, ma anche qui c'è qualcosa da dire.
Se io dovessi autopubblicare qualcosa, è chiaro che i primi a comprarla sarebbero amici e parenti, tutta gente a cui si può chiedere "dai, scrivimi una buona recensione e dammi un voto alto, così il mio romanzo sale in graduatoria e mi comprano anche gli altri".
Quindi anche il sistema delle recensioni non è poi così affidabile.
Personalmente, ritengo un prodotto più valido se ha una media di 3/5 e 500 votanti di uno che ha 5/5 e 10 votanti. Prima di tutto perché solo una ristretta percentuale delle persone lascia voti e commenti, poi perché per esperienza so che se fai leggere a tot persone qualcosa, non piacerà a tutte, MAI!

Tutto questo per dire che l'editoria, sia homemade che tradizionale, sia grande che piccola, dovrebbe prestare più attenzione ai lettori, portare più rispetto.
Smettere di pensare che siccome mi chiamo Feltrinelli allora la gente comprerà quello che dico io anche se è un prodotto mediocre (più che altro perché poi la gente lo fa e si rovinano generazioni di lettori che credono che... lasciamo perdere...).
Smettere di pensare che si è capaci di fare qualcosa se non se ne hanno neppure le basi. La possibilità di pubblicare ormai è stata data a tutti, purtroppo non a tutti è stato dato anche un senso critico.
Poi, per quanto riguarda i lettori: commentate, votate, lasciate SEMPRE le vostre impressioni. Sono molto serio quando vi dico che è importante. Positive o negative che siano.
Fatelo per voi, perché così vi aiutate a scegliere qualcosa che non vi sarà stato imposto da qualcuno dall'alto, ma vi sarà stato consigliato da chi è come voi.
Recensire è il miglior regalo che possiamo fare a noi stessi, perché dovremmo ormai essere stanchi di sbagliare e pensare...
"e poi ci dicono che bisogna a vere fiducia".
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