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venerdì 8 novembre 2013

il mio... TESSSSSOROOOOOOO...

Ciao a tutti, ragazzi, ragazze, uomini, donne, bambini e bambine. Un ciao anche ai cani che mi piacciono sempre molto più delle persone, peccato non sappiano leggere, credo.
Una volta ho trovato il mio cane che sfogliava un libro, prendeva le pagine tra le zampe e poi le strappava con i denti, le masticava un po'e poi le sputava.
Già allora avrei dovuto capire in che condizioni versasse il mondo dell'editoria.
D'altronde, lo sappiamo tutti, gli animali certe cose le sentono.

L'argomento di oggi è: cosa devo fare per diventare uno/a scrittore/rice di successo, oggi?
"EVVIVA" direte voi, finalmente un argomento interessante e utile.
Spegnete i vostri entusiasmi, quello che vi dirò NON vi piacerà. Almeno non a quelli di voi cui piace sognare (tra cui ci sono anche io, e infatti questo discorso non piace nemmeno a me).

Trattando questo argomento è, come al solito, necessario fare alcune premesse di stampo editoriale, perché senza avere un'idea di come funga l'editoria, difficilmente vi potrete attrezzare per diventarne parte (a meno di strane congiunture/congetture astrali tipo il Sole nella costellazione del culo sfrenato in trigono con la Vergine e, a Dio piacendo, schivando il Cancro).

Nella seguente parte, ci sono delle generalizzazioni necessarie per non far diventare questo post lungo 800km, sappiate che le eccezioni al discorso esistono, anche se rare e, spesso, destinate a chiudere i battenti (purtroppo).
Prima grande verità: scordatevi la visione romantica dell'editore che vi legge, gli piace il vostro stile, vi offre un contratto e venderete milioni di copie.
E niente reticenze, sono sincero: SCORDATEVELO!
Seconda grande verità: gli editori sono dei venditori. Il loro mestiere è produrre e vendere libri, non importa se a degli inuit analfabeti o a un branco di dugonghi spiaggiati.
Se non si vende, l'ingranaggio si inceppa e tanti auguri ("bum, a chi tanti amanti ha", possibilmente ricchi e potenti, così, anche se i vostri libri non vendono, voi sopravvivete comunque in modo decoroso).
Ovvio che nel "produrre" ci stanno diversi passaggi (selezione, correzione bozze, editing, impaginazione, copertina, promozione, e bla bla bla), non me ne vogliano gli editori che non sono solo dei venditori.
Resta fisso il fatto che una casa editrice è un'azienda e quindi ha il fisiologico bisogno di conseguire un risultato economico.
Terza grande verità: per la maggior parte degli editori (ricordo che esistono le eccezioni), il risultato economico ha assunto un'importanza schiacciante rispetto a tutti gli altri. Su questo ultimo punto c'è poco da fare discorsi, l'economia si appropria di fette sempre più grandi dei filtri attraverso cui osserviamo e interpretiamo la realtà e, soprattutto, i risultati.
E lo dico da economista, so bene ciò di cui parlo, è una congiura silenziosa che miete vittime tutti i santi giorni ma nessuno pare notarlo o avere intenzione di fare qualcosa. Ma è un altro discorso che, magari, affronteremo in un altro post.

Assodato che la performance economica sta alla base del punto di vista di molti editori, torniamo al punto centrale della discussione: COSA CAVOLO DEVO FARE PER DIVENTARE UNO SCRITTORE AFFERMATO?
Il meccanismo è di semplice comprensione, di meno semplice attuazione. Ci arriveremo tra poco, giusto il tempo di chiarire un paio di passaggi molto rilevanti.

Un aspetto su cui riflettere è che, una volta, gli editori erano coloro che potevano veicolare un contenuto (romanzo, libro, saggio, eccetera) verso il pubblico. Quindi gli editori erano coloro che avevano in mano l'utenza finale e la loro necessità era quella di trovare tra i potenziali autori, quelli che gli avrebbero fornito i contenuti da inoltrare al loro pubblico.
Quindi l'equilibrio era composto da una parte dagli editori che avevano i mezzi economici e una buona stretta sull'utenza, dall'altra parte dagli autori che erano i produttori dei contenuti, dei messaggi. Quindi il rapporto tra autore ed editore era "io autore fornisco a te editore materiale da vendere, tu pensi a tutto e io alla fine mi prendo la mia (bassa) percentuale sul prezzo di copertina e più si vende più siamo felici (tu editore più di me scrittore, ma comunque tutti e due ce la passiamo mica male)".
Oggi questo equilibrio è cambiato, radicalmente.
Gli editori NON hanno più in mano il pubblico, il marketing e lo studio della filiera della produzione di beni e servizi ci hanno insegnato che il pubblico non serve averlo in mano, bisogna lasciarlo "libero di scegliere", perché all'utente piace credere di prendere le decisioni, quindi io editore cosa faccio per vendere? Cerco il monopolio o comunque una fetta consistente di controllo sulle scelte che l'utente può prendere, tipo "tu scegli quello che vuoi... ma rigorosamente tra le alternative che io ti metto davanti".
Questo, a lato pratico, in cosa si traduce? Nella ricerca del controllo sulla distribuzione.
Dal lato autori, la musica è parecchio cambiata con l'era di internet, ora a tutti (purtroppo in modo indiscriminato) è stata data l'opportunità di esprimere la propria opinione, di rigurgitare in quel grande calderone che è la Rete opinioni e punti di vista. La possibilità di andare a colpire le persone, ottenersi da soli il proprio seguito.
Quindi, oggi, l'equilibrio tra autore ed editore è cambiato in questo senso: io editore ho i mezzi economici per produrre e per distribuire i contenuti, metterli davanti alle persone, io autore invece ho i contenuti (meno preziosi di prima, in quanto tutti abbiamo i mezzi per produrre contenuti e quindi buonanotte, è come cercare pepite nel corso di un fiume, in mezzo a ciottoli senza valore) e, punto importante del discorso, ho un seguito che apprezza già il mio lavoro.

Ora, cerchiamo di mettere assieme tutto quanto detto finora.
L'editore è interessato al profitto, il profitto si ottiene incrementando gli introiti e diminuendo i costi (banale). L'editore può distribuire i libri e "legittimare" il lavoro di un autore (che se è edito, allora varrà qualcosa).
Quindi, cosa cerca l'editore in un autore? Che poi è la stessa cosa di dire "cosa ci vuole per diventare 'famosi'?"
Cerca, prima di tutto un modo per ridurre le spese e aumentare i profitti.
Quindi cerca autori che abbiano già un buon seguito, perché per l'editore questo significa risparmiare sulle spese di marketing e partire da una base di vendite certe. Un bel bottino.
Cerca autori che siano anche un po' personaggi, perché mettendoli davanti a una telecamera sappiano dire qualcosa, intrattenere e farsi apprezzare, perché bisogna pensare all'engagement, a creare non solo un pubblico numeroso, ma un pubblico che guarda l'autore e si sente parte di qualcosa.
Tutto ciò perché è bello?
NO.
Tutto ciò perché fa vendere più libri E perché, a parità di risultato, diminuisce le spese di marketing.

(Dal punto di vista dell'autore, invece, si fa così perché è bello o, almeno, io lo faccio perché mi piace che i miei lettori siano parte di ciò che faccio, in fin dei conti scrivo per loro, ma anche questo è un altro discorso. Ricordate all'inizio che vi ho detto di mettere da parte i sogni in tonalità pastello? Ecco, io non lo sto facendo ma, comunque, io non ho mai detto di fare quello che faccio io... e, come diceva De André, "la gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio". La parte del cattivo esempio l'ha scritta palesemente per me... XD )

I più attenti avranno notato che, dove una volta l'autore si rivolgeva all'editore per avere un pubblico, ora succede esattamente il contrario, è l'editore che si rivolge all'autore per avere un pubblico. 
Questo semplice punto ricordatelo perché sarà spunto di riflessione in futuro, l'argomento non finisce certo qui.

Ora, quello che ho descritto è un processo ancora in atto, non è ancora concluso , anche se molti aspetti si cominciano a vedere con una certa frequenza.
Io vi ho dato un indicazione di massima di dove, secondo me, si sta andando.

La chiave sta nel rendersi appetibili, nel far sì che gli editori ci guardino e vedano in noi delle chance di fare dei soldi, di rendere florido il ciclo economico della loro attività.

Insomma, un editore deve guardarvi e, pensando all'evenienza che un altro editore possa contattarvi (mungervi/sfruttarvi/consimili) prima di lui, deve tirar fuori gli artigli e strillare...
IL MIO TESSSSSOROOOOO!!!


5 commenti:

  1. Analisi triste e fin troppo realistica di una realtà ancora più triste di quanto si possa descrivere. Talmente triste che alcuni "scrittori" che han carisma, personalità, capacità comunicative, presenza televisiva, poi, non abbiano più il tempo di scrivere, di scrivere "bene".
    E ora al sono fine di stimolar la discussione ti dico: non confondiamo la vendita delle copie e il guadagno con l'esser grandi scrittori.
    Ci sono alcuni che vengono capiti ed apprezzati anche secoli dopo la loro morte, mentre han vissuto in miseria tutta la loro vita.. Se io potessi rispondere alla tua domanda: " cosa ci rende grandi scrittori" direi che lo studio, il sacrificio, l'abnegazione e la capacità critica sono gli strumenti che ti porteranno ad esser un "grande" scrittore. Attenzione, il bello è che queste cose possono anche ucciderti.. :-)

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  2. Sì, essere grandi scrittori ed essere scrittori famosi sono cose che di rado coincidono... ;)

    50 sfumature di imprecazioni a riguardo...

    :D

    Il post spiega un buon modo per diventare scrittori di una certa fama, NON dei bravi scrittori... ;)

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  3. ...ed ecco perché autrici come quelle delle 50 sfumature di tutti i colori diventano ricche e famose. Eeeh va beeh.
    Complimenti per il blog!
    Un abbraccio,
    Francine

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  4. Già... 50 sfumature è nato come una fanfiction di twilight, la scrittrice è stata letta da tonnellate di teenager sul suo blog e quindi un editore l'ha contattata e le ha detto "senti ma, perché non levi la parte fanfic e dei tuoi pezzi facciamo un romanzo?"
    Pronti, via. 50 milioni di copie vendute (che ora saranno anche di più, mi sa, i miei dati sono di alcuni mesi fa).
    Eh vabbé... :D

    Grazie per i complimenti, Francine, un abbraccio anche a te e, chissà, magari un giorno o l'altro ti ospito sulle mie pagine, sarebbe un piacere... ;)

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  5. Sarebbe un piacere anche per me, ricambiando ovviamente!
    P.s. Ho letto ora le informazioni personali...inutile dire che sto ridendo da sola davanti al PC!
    A presto,
    Francine

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