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lunedì 31 marzo 2014

10 motivi per stare con una ragazza che legge

10 motivi per stare con una ragazza che legge...
Vediamo... la difficoltà di oggi sarà concentrare tutte le motivazioni (infinite) in una lista di 10 che, secondo me, sono le più importanti. Ma ce la possiamo fare.



10
Una ragazza che legge, se voi avete qualcosa di importante da fare, si siede sul vostro letto e comincia a leggere e, per tutto il tempo in cui avrà in mano un libro, non continuerà ad aggirarsi per la stanza, passandovi davanti, sbuffando, facendo versi strani, battendo col piede a terra e consimili. Se potete sopportare il dolce suono di una pagina sfogliata di tanto in tanto, una ragazza così è perfetta. Altrimenti compratele un kindle e perfetta lo diventerà. I 100 euro meglio spesi della vostra vita, parola mia.



9
Amplia il numero di citazioni utilizzabili per portare avanti comunicazioni segrete (la gente in generale non legge, chiamare qualcuno che vi sta sulle palle con un nome in codice tratto da un personaggio rompipalle di un libro, vi renderà immuni dall'essere sgamati!).

8
Quando sparlate degli altri, potete farlo con un vocabolario molto più ampio, l'italiano fornisce spunti lessicali IMPAREGGIABILI per massacrare verbalmente le altre persone.

7
Capisce il valore del silenzio (cosa non comune tra le ragazze che non leggono).

6
Nei libri succede di tutto, grazie a questo lei sarà un tipo di persona che si porrà pochi limiti e ancor meno limiti porrà a voi, anzi, probabilmente vi spronerà a intraprendere imprese folli e ci si imbarcherà con voi chiamandovi "capitano", cosa che, diciamocelo, è il sogno di ogni maschietto!


5
Le ragazze che leggono sono più intelligenti di quelle che non lo fanno. So che voi signorine siete fissate col fatto che a noi maschi piacciano le fighe mentalmente incapaci, ma sappiate che non è proprio così. Cioè, se vediamo una sgnacchera non è che non pensiamo a farle le peggio cose, ma quando guardiamo una signorina intrigante con cui possiamo anche parlare, una che ci capisca e ci supporti, beh, that's amore! Una roba che annichilirà qualsiasi grado di figaggine di qualsiasi supermodella (che comunque continueremo a guardare, ma solo perché, quando non si tratta di noi stessi, siamo degli esteti). Provate a chiedere a qualsiasi maschio innamorato cosa gli piace di più della sua donna, non vi risponderà MAI partendo con un "hai visto che tette?". Se lo fa, non è innamorato.
Quindi va bene sfasciarvi in palestra per essere carine, ma sfasciatevi anche in biblioteca, perché è quello che vi rende interessanti.



4
Le ragazze che leggono sono mediamente più calme. Quando decidono che siete stati troppo imbecilli per poter godere della loro presenza, avete più possibilità che se ne vadano senza sbattere la porta. Se avete pagato voi gli infissi di casa e/o avete visto il conto, apprezzerete di sicuro una ragazza che li tratta con lo stesso rispetto che si tributerebbe a un lingotto d'oro.

3
Vi darà tutta una serie di appellativi fantastici con cui definire la vostra ex. Parole con più di tre sillabe e che magari non avete mai sentito in vita vostra.


2
Sa che in ogni storia l'eroe ha buone probabilità di fare una scelta idiota che manderà a puttane lo status quo, quindi lei saprà apprezzarvi anche (e soprattutto) se non siete l'eroe. Una ragazza che legge riesce a trovare molto intrigante anche il cattivo della storia, o un gregario molto ben caratterizzato. Con una ragazza che legge potrete essere voi stessi senza che lei vi scarti solo perché non siete il tipico maschio alfa.

1
Stare con una ragazza che legge, vi dà ottime garanzie sul fatto che anche i vostri figli leggeranno. Se questa cosa non vi sembra la più importante dell'universo, sparite!



Extra (la più importante)
Una ragazza che legge cresce con la consapevolezza che le difficoltà, le prove, sono parte del gioco. Sa che per arrivare alla fine della storia bisogna faticare, bisogna sputare sangue, che solo chi non molla ed è determinato potrà raggiungere i propri obiettivi. L'ha visto centinaia di volta in centinaia di storie che ha sentito sue. Voi dovrete solo assicurarvi che per lei ne valga la pena e per voi combatterà con le unghie e con i denti...

... e con una proprietà di linguaggio che, diciamocelo, è stramaledettamente sexy.




Quindi, signori, se vedete una ragazza che legge, fate le seguenti cose:
1) Controllate che il libro non sia al contrario, le hipster tengono in mano i libri solo per darsi un tono.
2) Controllate il nome dell'autore del libro, ci sono scrittori che affossano l'appeal di una lettrice invece che innalzarlo.
3) Se i passaggi 1 e 2 sono andati bene, cominciate il vostro approccio con un congiuntivo usato correttamente nelle prime 3 parole e giocatevi la vostra chance!


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sabato 29 marzo 2014

Arroganza, minoranze e buonismo dilagante.

Educazione, arroganza e minoranze... come questi concetti sono legati tra loro?
Attraverso il buonismo dilagante di una società che "il troppo non stroppia mai", soprattutto quando si parla di garantismo.
E Tizio non si può nemmeno redarguire perché ha avuto un'infanzia difficile, e Caio non può prendere un ceffone perché altrimenti sei un violento, e Sempronio ha ragione perché appartiene a una minoranza (non ci sono, in effetti, moltissime persone che come Sempronio Svennsson sbagliano sempre tutte le scelte 50-50) e se ti azzardi a dare contro a qualcuno che è gay/nero/giallo/ciclamino/altro, allora sei omofobo/razzista/maledetticinesista/ciclaminofobo/altrofobo.




A nessuno viene mai in mente che magari non è che ce la prendiamo con pinco pallino NON perché è gay/nero/giallo/ciclamino/altro ma semplicemente perché è un imbecille?
Voglio dire, il mondo è pieno di imbecilli, pensare che nelle minoranze non ce ne siano è la cosa più stupida dell'universo.
E noi intanto ci ritroviamo con gay/neri/gialli/ciclamini/altri che distruggono il mondo con le loro "opinioni" o le loro definizioni di... qualsiasi cosa.
Io credo che nascondersi dietro l'appartenenza a un gruppo per legittimare la propria opinione o la propria inattaccabilità, sia una delle più gravi scorrettezze che si possano commettere.
La prospettiva è agghiacciante.

Poi è ovvio che le persone si incazzano. Ne subiscono di tutti i colori, vedono cose che non stanno loro bene tutto il giorno tutti i giorni ma non possono dire niente, altrimenti è la fine.




Le persone dovrebbero dividersi in due sole categorie:
quelle sensate;
quelle insensate.

E se non ti stai nemmeno ponendo il problema di in quale categoria tu sia, allora mi sa tanto che sei nella seconda!
Quindi guardati un po'dentro e datti un senso.


E poi che discorso è che uno non può odiare qualsiasi cavolo di cosa che gli pare?
Io, per esempio, odio:

  • I francesi
  • Le persone che frenano senza motivo in autostrada creando code di km
  • I pizzaioli che sbagliano la farcitura del calzone (perché te ne accorgi al boccone e non è mai una buona esperienza)
  • Le persone che tradiscono l'altrui fiducia
  • I genitori che non si prendono cura dei propri figli
  • I padroni che non si prendono cura dei propri cani (niente contro gatti o altri animali, ma sono più un tipo da cani)
  • Le persone che si credono più furbe di te e cercano di fregarti convinte che tu non te ne accorga
  • eccetera
Capite che ci sono poche persone che riescono a salvarsi da questa selezione (che sarebbe potuta andare avanti per 53927 pagine)?


Fermo restando che è sacrosanto diritto di ogni essere umano odiare chi diamine gli pare, il punto del discorso è un altro.

Perché io che trovo un francese gay non lo posso odiare altrimenti sono omofobo?
Perché io che vedo un nero frenare a caso in autostrada non posso prendermela con lui altrimenti sono razzista?

E così via...

Quello che mi chiedo è: sono solo io che la penso così?
C'è qualcun altro là fuori nel mondo che come me è convinto che nel primo caso il fatto è che è francese e nel secondo che frena a caso in autostrada e che quindi omofobia e razzismo non c'entrino assolutamente niente?
Perché mi rendo conto che un discorso come questo, proprio a causa del finto perbenismo che pervade la nostra società, non ci si azzarda a prenderlo neppure alla lontana. Però io sono davvero curioso di sapere se sono l'unico che la pensi così e quindi sono pazzo, oppure se sia solo una questione di evitare il discorso per quieto vivere ed è il mondo ad avere un problema di comunicazione.

Poi, per inciso, non capisco l'abuso della parola fobia. Fobia significa paura. Io credo che la stragrande maggioranza delle persone non siano spaventate ma, al contrario, siano banalmente incazzate come delle iene.

Il buonismo secondo me sta rovinando intere generazioni di persone.
Da una parte crea persone a cui non si può MAI dire niente, che pensano che tutto sia loro dovuto e che l'impunità regni sovrana nelle loro vite. Dall'altra crea una quantità immane di gente condannata a non poter vedere briciole di giustizia sociale nemmeno col binocolo.

Ciò che rende questo problema ancora più grave è che gli appartenenti a queste minoranze, capito l'andazzo, cominciano spesso ad abusarne, lasciatemelo dire, con un'arroganza senza pari.
Sono sicuro di non dover fare esempi, ognuno di voi so che ha visto e vissuto ciò di cui parlo anche sulla propria pelle, nel proprio quotidiano. Io lo vedo tutti i santi giorni.

Quindi non so davvero cosa dire, voi cosa ne pensate? Pensate che io sia pazzo o credete che io abbia almeno un po'di ragione?
Magari scrivete nei commenti oppure scrivetemi in privato, l'unica cosa che vi chiedo è di lasciare a casa il buonismo e di cercare di affrontare la questione in modo oggettivo.
Questo significa anche non scadere negli slogan e nella demagogia spiccia.
Perché il mio pensiero NON è che omofobia, razzismo, eccetera non esistano, solo che non sono d'accordo quando certe parole vengono usate come scudo per proteggere e legittimare gli idioti.

D'altronde, so di una formula magica molto potente che serve a ristabilire l'equità e la giustizia sociale... per chiunque creda nella magia, comincia circa così:
"Ezechiele 25:17, il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dall'iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi..."
Abracadabra bang bang!



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giovedì 27 marzo 2014

Scrivere una graphic novel

Scrivere una graphic novel non è cosa da poco, vedremo come fare in questo post.
Ma, innanzitutto, che roba è una graphic novel?
Wikipedia, come al solito, può facilmente venirci in aiuto definendo il termine per noi.
Sparse per il post, inserirò alcune immagini di graphic novel famose che quasi sicuramente conosceranno anche i meno esperti (ne hanno anche tratto film da mediamente a molto famosi).




Chi mi conosce di persona, sa che è parecchio tempo che accarezzo l'idea di sceneggiare una graphic novel, e non me ne mancano certo i mezzi o le capacità, però ancora non l'ho fatto. Perché?

Perché una graphic novel NON è come un racconto un romanzo, non sono io che mi metto davanti al pc e scrivo e basta. Al contrario, è un lavoro di squadra.
Da una parte c'è lo sceneggiatore (io), dall'altra uno o più illustratori (e non finisce qui, ma questi sono i primi fondamentali passaggi per la realizzazione).
Se non c'è affiatamento, comprensione reciproca, grande comunicazione e compartecipazione al risultato finale, l'impresa di realizzare una grande graphic novel, naufraga ancor prima di cominciare.
Come saprete bene, lavorare in team non è mai facile in nessun ambito: mettere d'accordo teste diverse, farle guardare tutte nella stessa direzione senza tuttavia perdere eventuali idee "fuori dal coro", trasformare le energie di conflitto in stimoli produttivi... non è facile per niente.
In un settore come l'arte visiva, poi, ancora peggio, perché le divergenze hanno più a che fare con il modo in cui le persone vedono la vita e interpretano il mondo che con le questioni tecniche.



Io ODIO lavorare con persone che non siano stimolanti, che non sappiano tirare fuori loro il meglio da me almeno quanto io il meglio da loro. Poi chi mi conosce sa che io lavoro come un pazzo, ci sono giornate in cui da quando mi sveglio a quando vado a dormire scrivo no-stop. Considerando che dormo in media 3-4 ore per notte, capite che a volte sforo le 20 ore di lavoro al giorno.
NON ho mai preteso che i miei collaboratori lavorassero quanto me, ma è soddisfacente quando loro per primi mi rompono le scatole perché vogliono fare di più di quello che io mando loro da fare, incontrare gente che non solo non si tira indietro di fronte a imprese gigantesche ma, anzi, capisce la mia dedizione e rilancia!




Per realizzare una graphic novel di qualità è prerequisito fondamentale che ci sia professionalità da ambo le parti: sceneggiatura e illustrazione.
Posto questo assunto (tutt'altro che scontato, credetemi, sono serio come poche altre volte in vita mia), il secondo fattore per importanza, secondo il mio punto di vista, è la versatilità.
Sia in scrittura che in illustrazione, come è ovvio, esistono diversi stili, diverse possibilità, saperne padroneggiare il più possibile, ci rende molto più competitivi. Pensate a uno sceneggiatore che sappia utilizzare solo uno stile, nel momento in cui dovrà lavorare con un disegnatore che non sia in grado di rendere al meglio quello stile narrativo a livello grafico, succederà un pasticcio e le tavole non riusciranno a rendere le atmosfere della storia e viceversa.
Quindi, prima di tutto, la versatilità.
Lo sceneggiatore deve saper creare una storia o adattarne una esistente allo stile dell'/degli illustratori che ha a disposizione.
Dal canto loro, gli illustratori, più stili, tratti, codici sapranno padroneggiare, più permetteranno a uno sceneggiatore versatile di esaltare le loro capacità, creando dei giochi, dei contrasti funzionali, che trasmettano al lettore l'anima della storia.
Se siete scrittori, non rifugiatevi sempre dietro un unico stile, un unico approccio, un unico punto di vista. sperimentate, mettetevi alla prova con cose che non avete mai fatto, fate esperienza e capite. Perché non è che un horror non possa trarre giovamento da qualche scena sentimentale o di azione eccetera. Come vi spiegavo tempo fa in un post sui generi letterari, questi sono uno strumento, una potenzialità, non un fine o una prigione.
Quindi, ricordatevi: professionalità e versatilità.




Poi, ci vuole costanza.
La gente non ha la percezione del lavoro immane che ci voglia per portare a termine una graphic novel. Da quando viene l'idea "dai, facciamola" a quando si mette il punto sull'ultima pagina, passa tantissimo tempo, come MINIMO 6 mesi.
Contate che bisogna:
  1. Trovare l'idea di base della storia, la scintilla che ti fa dire "ok, da questa idea si può tirar fuori qualcosa di buono;
  2. Il soggetto. Partendo dall'idea di cui sopra, tracciare un abbozzo di storia, anche a grandi linee.
  3. Decidere i personaggi (lavoro IMMANE). Caratterizzarli a seconda di come si dovranno muovere nella storia, del loro ruolo, delle loro scelte e decisioni (da una parte). Comunicare con gli illustratori e cominciare a studiarli anche a livello grafico (decine e decine di bozzetti, e poi i "cambia qui, no questo mi convince poco, i capelli facciamoglieli in quest'altro modo, eccetera).
  4. Stendere la scaletta. Dividere il soggetto nelle sue scene e ordinarle in modo che ciascuna occupi un dato numero di pagine (con le graphic novel si hanno meno restrizioni che con le storie seriali standardizzate che devono essere, per dire, 96 pagine e tu sceneggiatore non puoi dire che la fai in 95 o in 97, devono essere 96... però comunque essere rigorosi sugli spazi è la prima cosa da considerare.)
  5. Siamo al punto 5 e finalmente possiamo cominciare a scrivere la sceneggiatura. Ci sono tante e tali cose da ricordarsi di fare/non fare che, dopo tutto il tempo che ci vuole a sceneggiare, che so, 200 tavole (possono volerci anche due mesi, senza esagerare, anzi, mantenendosi comunque su dei buoni ritmi di lavoro), poi ricontrollare tutto per decidere che si è fatto tutto seguendo tutti i crismi è una cosa allucinante.
  6. Ammesso e non concesso che la sceneggiatura sia fatta e finita e vada bene, è il momento di discuterla con i disegnatori, buona fortuna. Comincerà la più lunga lista "e se qui invece/e però/e ma/qui perché non cambiamo per usare un codice di questo tipo che potremo rendere ricorrente" che abbiate mai visto. Tutto ciò NON è un male, chiariamoci, è una fase creativa fondamentale. Nessun disegnatore serio vi chiederà di cambiare la storia, però vi capiterà di dover rivedere grossissime parti e sezioni della sceneggiatura per implementare alcune idee e trovate che vi suggeriranno (soprattutto a livello visivo) e che vi convinceranno facendovi dire "dannazione, perché non ci ho pensato prima". Quindi, in buona sostanza, si torna al punto 5 se vi va bene, altrimenti anche al punto 1, perché certi codici possono far variare anche parte dell'idea di base.
  7. Una volta passato il punto 6, la sceneggiatura è completa e sono passati svariati mesi (3 circa, se tutto è filato liscio). Finalmente gli illustratori possono mettersi al lavoro.
    Come SEMPRE, passare dalla teoria (sceneggiatura) alla pratica (tavola finita), porta con sé tutta una serie di possibili complicazioni che vi lascio immaginare e che possono tranquillamente far ripiombare il tutto alla fase 5.
    Si comincia con lo storyboard, in buona sostanza una specie di bozza delle tavole, che gli illustratori discutono con lo sceneggiatore per vedere se vi sia presente tutto quello che ci deve essere e se alcune indicazioni siano state interpretate nel modo giusto.
  8. Approvato lo storyboard, si passa alla realizzazione delle tavole finite.
    Un buon illustratore, se non ha intoppi, produce circa una tavola finita al giorno. Mettiamo di averne due (che, per inciso, devono anche un po'concordare sullo stile, di pagina in pagina la differenza tra disegnatori diversi dovrebbe vedersi il meno possibile), per le 200 ipotetiche tavole, ci vorrebbero 100 giorni (senza intoppi) che sono, suspense, quasi 3 mesi e mezzo.
  9. Finite le tavole, si compone la "prima stesura" della graphic novel.
    Prima stesura, sì, perché poi va rianalizzata tutta da capo per vedere se i codici siano funzionali, se la storia si riesca a seguire, se ci siano punti oscuri, eccetera. Tutto ciò che non va, deve essere sistemato/rifatto. Sperate (invano) che le modifiche siano minori, per esempio di disposizione delle vignette o di modifica delle stesse per aggiungere/togliere cose. Perché può TRANQUILLAMENTE capitare di dover tornare al punto 5, per interi capitoli della storia.
  10. Passata anche la fase 9, apportate tutte le modifiche del caso, la graphic novel è finita. E da qui comincia la parte difficile del percorso: passare il vaglio degli editor. Ma sulla pubblicazione e l'editing non mi soffermo, in fin dei conti non era l'argomento principale di oggi.

Inutile dire che quello che ho dato io è un vademecum generico, ci sono molte sottofasi nelle diverse fasi, così come molte altre fasi che non ho esplicitato per comodità.

Comunque, alla fine di tutto, oggi sto scrivendo questo post perché, diamine, ho trovato finalmente un disegnatore con cui vorrei imbarcarmi in quest'impresa.

Quindi, non subito, prima ho da sbrigare un sacco di cose, poi devo trovare dei canali di pubblicazione e distribuzione che mi sconfifferino, ma è facile che tra qualche tempo vi annuncerò l'inizio dei lavori.
Stanotte ho avuto l'idea giusta che si potrebbe adattare benissimo allo stile del disegnatore che ho scelto e, parola mia, sarà una bomba!

Vi amo tutti, ora me ne torno al lavoro, che la mia giornata di lavoro è molto lunga, ma le cose che devo fare non riescono comunque mai a starci dentro.

Buona giornata a tutti voi e fate i bravi, se potete, altrimenti fate i cattivi, io non è che vi vorrò meno bene. ;)


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venerdì 21 marzo 2014

Diventare scrittori: la scalata verso il successo.

Diventare scrittori, si sa, è una questione di pazienza, molta pazienza, a volte così tanta che ci lasciamo le penne prima di essere riusciti a raggiungere il nostro scopo.
Ma ci sono metodi utili per dover avere meno pazienza? Strategie che ci possono aiutare ad "arrivare" più velocemente?



Tempo fa vi avevo parlato di un modo interessante per diventare scrittori affermati, vi avevo anche detto che avremmo ripreso l'argomento, eccoci qui.
Oggi, infatti, vi parlo di un altro metodo, quello che va per la maggiore in Italia (anche a causa delle nostre strutture sociali e soprattutto mentali che regnano incontrastate dai tempi dell'impero romano).
Questo metodo è quello che io chiamo "la scalata verso il successo".
Non che gli altri metodi non siano a loro volta scalate, chiaro, ma questo ha insito in modo molto radicato il concetto di arrampicata verso la "vetta".

Il post di oggi tratta diversi aspetti: il rispetto, l'opportunismo, gli arrampicatori sociali, il lecchinaggio e molto altro. Quasi nessuno in modo esplicito (forse), ma sappiate che tutti questi elementi ci sono e aleggiano... se vorrete vederceli, non sbaglierete di certo.

Tutto ciò farà sentire in colpa e in "torto" molti dei miei colleghi scrittori che lo applicano senza ritegno (anche se sappiamo che TUTTI si guarderanno allo specchio e diranno "no, ma io non faccio così", solite storie).

La verità è che io non penso male di chi fa così, credo che per arrivare ai propri obiettivi ognuno sia libero di scegliersi la propria strada e il fatto che la "massa" prenda una sentiero codificato e dai risultati tutto sommato "certi", non rende la loro una scelta sbagliata.
La vita è fatta di questo, infine: degli obiettivi che ci poniamo e dei mezzi che abbiamo e/o che siamo disposti a usare per raggiungerli.




Comunque, banalmente, questo secondo metodo è quello di coltivare gli agganci giusti.
Cioè? Significa che io, aspirante scribacchino, comincio a lisciare il pelo di tutte le persone/figure che possono aiutarmi e spingermi a fare il prossimo gradino della scalata.
Quindi compro i libri di scrittori a me potenzialmente vicini (come stile, genere e possibilità di incontro), vado alle loro presentazioni e ai loro eventi, faccio tanti complimenti, dico loro che sono dei maestri di stile e di contenuti, bla bla bla.
Come dicevo prima, è un meccanismo che in Italia funziona sempre molto bene, e non solo in ambito scrittura.
Una volta instaurato un certo tipo di rapporto tendente al piacevole e confidenziale, quello che mi aspetto in ritorno è che tale persona che io "idolatro" mi riconosca effettivamente come proprio adepto e mi aiuti, spingendomi nei canali giusti per arrivare dove voglio arrivare.

Piccola parentesi, in Italia sapete che funziona tutto a gruppi chiusi, quindi dovete sapere che gli scrittori da un certo livello di fama in su (sottolineo fama, NON abilità, nel senso che non sempre le cose vanno di pari passo, in Italia abbiamo scrittori noti che sono davvero davvero molto bravi, ma NON tutti, ecco, e nemmeno la maggior parte, secondo me) si ritrovano anche a fare da giurati ai concorsi letterari, a fare da curatori di collane per case editrici anche grosse, eccetera.
Questo a prescindere dalle loro conoscenze tecniche (dovete sapere che c'è gente, anche brava, che non ha la minima idea di come si strutturi un testo, hanno una specie di talento che permette loro di compiere le scelte giuste ma nulla più... cioè, non è poco avere questo talento, ma serve a essere bravi scrittori, non bravi giudici), dalle loro abilità di marketing e strategia (fondamentali per gestire una collana di un editore, che è come dire gestire una branca di una società), eccetera.
Chiusa parentesi.

Nell'era dei social network, certi tipi di comportamento sono sempre e sistematicamente sotto gli occhi di tutti. Aspiranti scrittori (parlo al maschile per comodità, ma sono per la parità, gli stessi comportamenti li portano avanti anche le signorine, forse anche più dei signorini, o forse solo con più successo, chissà) che giorno dopo giorno taggano il tale scrittore che hanno tra i contatti in mille status, fotografie, condividono con lui i propri "successi", eccetera.

RIPETO: non c'è nulla di male, questo post NON è un attacco a chi fa così, è solo un tentativo di spiegare un metodo molto utilizzato per cercare di scalare una delle montagne più ripide del nostro Paese.

Ora si può parlare del rispetto, che è banalmente il motivo per cui questo approccio non fa per me e per chi la pensa come me.
  • Non bisognerebbe idolatrare nessuno. Una cosa che mi dà fastidio dell'Italia è che la gente, una volta che fa un paio di gradini sulla scala della notorietà, viene idolatrata... la stessa gente che fino a due giorni prima non se la filava nessuno.
    Questo è sbagliato e nessuno riuscirà mai a convincermi del contrario. Lo accetto come dato di fatto ma non sarò mai d'accordo.
Io so che le persone non cambiano molto, se uno era uno stronzo prima, lo sarà anche dopo essere diventato "famoso" (anzi, probabilmente lo sarà anche di più), se uno era una persona cortese, educata e umile, forse lo sarà anche dopo la fama.
Io sono la stessa persona che ero prima di iniziare a scrivere e rimarrò la stessa persona anche quando arriverò a grossi traguardi importanti. Se così non fosse non mi piacerei.
  • Il rispetto, le persone se lo devono guadagnare. In ogni ambito, non solo nel mondo della scrittura. Puoi aver venduto 1084 fantastilioni di libri (ditemi che l'avete capita, mi farebbe piacere sapere che un sacco di gente ha letto topolino da piccola), essere sempre nei salotti letterari a darti un tono, ma se per me scrivi col culo, il giorno che ci incontreremo e mi chiederai un'opinione, te la darò in modo spassionato.
Ci sono scrittori sconosciuti che scrivono meglio (MOLTO meglio) di tantissima gente affermata e, banalmente, li rispetto più delle loro controparti note.
Io sono andato a presentazioni di libri di autori sconosciuti a millemila km da casa mia e non sono andato da autori noti che non mi piacevano anche quando presentavano in librerie raggiungibili a piedi.

Ci sarebbero altri punti, ma sono poco rilevanti ai fini del discorso.

Per chi mi avesse tra i contatti su facebook, ieri ho scritto uno status che diceva circa così:

"Se avessi voluto degli amici, avrei aperto una casa editrice"

Beh, era il modo sintetico per esprimere quello che penso riguardo questa realtà.

Prescindendo un pochino dall'ambito editoriale, questo è qualcosa che ci è capitato, ci capita e ci capiterà sempre.
Essere circondati da persone che ci curano solo perché possono ottenere qualcosa da noi è una delle cose che mi rendono sempre un po'triste.
Nell'editoria è quasi la regola, editori e direttori editoriali che hanno schiere di scendiletto e lustrascarpe, disposti a indossare una maschera tutto il giorno tutti i giorni pur di arrivare a pubblicare qualcosa.
Fermo restando il discorso che un comportamento del genere è comunque un mezzo per arrivare a un fine (e quindi una strategia comprensibile), concludo chiedendomi e chiedendovi...
Facendo così, arrivate a guadagnare qualche pubblicazione, magari con editori piccoli, ok, l'abbiamo capito. Ma in ogni "operazione", accanto a ciò che si guadagna, bisogna considerare ciò che si perde. Parlo di noi stessi (a meno che siamo davvero dei falsi, bugiardi ipocriti, cinici arrampicatori sociali), della fedeltà a ciò che siamo e a ciò che vogliamo essere, del rispetto che nutriamo per chi siamo tutte le volte che ci guardiamo allo specchio.
Quello che mi chiedo è:

Ne vale la pena?
Stiamo davvero guadagnando più di quanto stiamo perdendo?

Ai posteri l'ardua sentenza.


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mercoledì 19 marzo 2014

Ricomincio da 1500



Ricomincio da 1500... che cosa diamine significa?
Significa che sto per ringraziarvi un po', perché se mi è saltata in mente l'assurda idea di fare di questo blog una cosa seria, è in buona parte merito vostro (o colpa, chissà) e per aggiornarvi sulle cose che stanno, giorno dopo giorno, prendendo forma.
1500 perché sono le visite ricevute dal mio blog nell'ultimo mese, perché fare 1500 visite in un mese magari non è ancora tanto, non è ancora abbastanza, ma se penso che fino a 4 mesi fa le visite al mese erano 10, capite che tra 10 e 1500 il salto è enorme.
Comunque, per sfruttare la fama che voi mi donerete per diventare uno scrittore famoso, mancano ancora svariate migliaia di visualizzazioni al mese. Sul serio, ne mancano davvero tante (so che molti blogger credono che 1500 visite al mese siano tantissime, io stesso sono felicissimo di questo traguardo, però fidatevi che non sono un traguardo, ma un punto di partenza... se state pensando "si era capito da quando avevi detto ricomincio da 1500", vi ringrazio e vi amo, non dover spiegare ogni cosa che dico mi rende sempre molto felice).

Comunque, dicevo, 1500 sono una buona base da cui partire, la crescita esponenziale degli ultimi mesi mi ha reso felice e mi sta spronando a fare sempre di più e sempre meglio.


notare che con 100 visite al giorno, le visualizzazioni al mese saranno circa 3000
(certo, non tutti i giorni si fanno 100 visite, ma capita sempre più spesso)
E oggi "una visita" sola perché ho fatto lo screenshot appena iniziate le 24 ore,
già ora sono molte di più! :)


Oggi, come vi dicevo prima, vi aggiorno un po'sulle novità a cui stiamo lavorando e di cui vi ho accennato qualcosa in QUESTO POST.

Come i più astuti avranno notato, molto è cambiato nella veste grafica del blog. (questo paragrafo è un po'noioso, potete saltarlo a piè pari, vi metto in grassetto solo le cose più interessanti)
Ora la homepage è molto più leggera e fruibile, i post sono presentati come box compatti in cui viene mostrata una breve anteprima dei post, così potete navigare nella pagina con più agilità senza scrollare per ore prima di vedere i post meno recenti.
Per vedere il contenuto di un post, basta cliccare sul bottone "leggi tutto", molto facile.
Poi, in fondo a ogni singolo post, ho aggiunto il bottone per mettere "mi piace" al post appena letto, usatelo! ;)
Per l'interazione social, ho inserito una barra a destra della pagina, dovreste vederla anche adesso, spostando lo sguardo, passateci sopra col mouse e vedrete che le varie schede social si apriranno e potrete cliccare sulle cose che ci interessano.
C'è facebook, twitter (che non funziona al momento, per delle questioni tecniche dipendenti da twitter e non da me, comunque appena le sistemano sistemo anche io la barra, intanto vi ho lasciato il vecchio bottone per seguirmi su twitter), c'è google+ e c'è l'ultima casella, forse la più importante, che vi permette di iscrivervi al blog scrivendo nella casella il vostro indirizzo email.
Così anche se non utilizzate i social network potete comunque seguire il blog e quello che combino, quando pubblicherò un nuovo post, sarete avvertiti in automatico, fa tutto il computer da solo.
Iscrivetevi, perché, di tanto in tanto, ci saranno contenuti che renderò disponibili solo via email, come ad esempio racconti, scritti, articoli, eccetera. Nuda. :)

(Se vi steste chiedendo cosa cavolo vuol dire questo "nuda" in fondo al paragrafo, vuol dire che siete stati bravi e avete letto tutto... perché se aveste letto solo le parti in grassetto avreste capito! ;) )

Molte altre migliorie sono in programmazione e arriveranno a giorni (se solo i codici di programmazione smettessero di farmi i dispetti :D ).
(Intanto fatevi una capatina sulla homepage per gustarvela un po' e magari dirmi cosa ve ne pare :) )

Dal punto di vista dei contenuti, invece, comincio col presentarvi oggi una nuova rubrica che comincerò a tenere sul blog, che si intitolerà
Opinioni di uno storyteller
in cui io (che sono storyteller a 360 gradi, visto che mi occupo anche di sceneggiatura), analizzerò ciò che guarderò e vi riporterò le mie impressioni, in modo che abbiate la possibilità di osservare film, cartoni animati, serie tv, fumetti, eccetera, attraverso l'occhio critico di chi conosce molti dei trucchi del mestiere di chi quelle storie ve le racconta.
Vi insegnerò a riconoscere alcune esche, vi farò notare dei dettagli che magari vi erano sfuggiti (dico magari perché ci sono molti lettori/spettatori che sono molto molto attenti e io li stimo tantissimo), insomma, vi insegnerò ad alzare un po' l'asticella, in modo che siate spettatori più consapevoli e critici. Se qualcosa è fatto davvero bene, è giusto che si abbiano gli strumenti per goderselo appieno.
(e badate che faccio questo contro i miei interessi, perché poi toccherà anche a me proporvi solo cose superfiche, oppure mi direte "eh, però qui era evidente che sarebbe successo così, e qui sei stato poco efficace, eccetera)

Per la gioia di grandi e piccini ma, soprattutto, del mio caro amico soprannominato "Fuoco Amico".
Comincerò questa rubrica sparando subito alto, con la visione e il commento di una delle serie più amate, acclamate e premiate degli ultimi anni, una serie che ha saputo mettere d'accordo spettatori e addetti ai lavori (capita così di rado...), insomma, avrete di sicuro già capito, si tratta di...




Questa rubrica è solo la punta dell'iceberg, infatti molte altre linee di contenuti sono in lavorazione, io e la mia collaboratrice abbiamo da poco finito di raccogliere il materiale per 2 ulteriori rubriche, nei prossimi giorni cominceremo a preparare gli articoli.
(oltre a queste ci saranno altre 3 rubriche, più forse anche un altro paio di cose gustosissime, ma dateci tempo, le nostre giornate hanno solo 24 ore ;) )

Poi, ancora non ci abbiamo pubblicato niente ma il nostro account su instagram ha già più di 60 follower (non siamo ancora ai livelli delle ragazze in bikini ma non preoccupatevi, quando le mie foto in bikini saranno online, non temeremo confronti! Hahaha ).
In caso qualcuno di voi volesse aggiungerci, basta cercare lomoslog (che fantasia XD ), oppure CLICCARE QUI.

Ricordatevi di mettere like alla pagina facebook, di iscrivervi agli aggiornamenti via email, di seguirci su twitter, G+, instagram e chi più ne ha più ne metta.
Il canale youtube ancora non l'abbiamo aperto, ma faremo presto anche quello. Voi ancora non vedete, ma stiamo facendo un sacco di cose, le vedrete presto!

L'obiettivo, per ora, è quello di fare x10 alle visite attuali del blog. Quando arriveremo a sforare le 15'000 visite al mese, vi farò un regalo!
Quindi continuate a seguirmi, ad aiutarmi a far crescere questa creatura a cui state, giorno dopo giorno, donando un'anima.
In 4 mesi abbiamo fatto x150, che ci vorrà mai a fare ancora x10 ;)

Vi auguro una buona giornata e state tunnati!
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lunedì 17 marzo 2014

Salvare il mondo, un libro alla volta

Salvare il mondo è possibile?
Nì.
Salvarlo da cosa, poi?
Tanti e tali mali lo affliggono che a pensare di estirparli tutti viene la nausea in via preventiva.
MA (i nostri amatissimi "ma"), ognuno di noi ha le proprie passioni, i propri interessi, ambiti in cui spende molto del proprio tempo.

Bene, direi che si dovrebbe cominciare da quelli.

guardate l'immagine, poi capirete.


Oggi, infatti, parlo a chi condivide con me la passione per la lettura.
Spesso abbiamo l'impressione che cambiare il mondo leggendo sia una di quelle cose un po'a metà tra l'astratto e l'utopico.
Del tipo: io leggo, divento più colto, QUANDO TUTTI FARANNO COME ME (come diceva la Carrà... tanti auguri!) la cultura salverà il mondo.
Non fraintendetemi, secondo me è una strategia assolutamente funzionante, ma un po'astratta.

Comunque, da oggi c'è un nuovo modo per salvare il mondo leggendo.
Vi parlo infatti di un'iniziativa lodevole proveniente da un editore con cui collaboro e di cui vi ho già parlato in altre occasioni: I Sognatori (la factory editoriale).

Uno dei colleghi di questa factory lavora da decenni in Africa occidentale e, accanto al proprio lavoro, ha sempre cercato di fare quanto in suo potere per dare una mano all'alfabetizzazione, alla cultura, all'innalzamento delle condizioni di vita delle popolazioni locali.
In una delle aree in cui ha operato (si parla del Burkina Faso), alcune catastrofi naturali hanno distrutto l'unico polo di cultura nel raggio di chilometri: la biblioteca.
Con un acume e una lungimiranza degne di un'umanità migliore rispetto a quella con cui siamo abituati a confrontarci tutti i giorni, gli enti locali hanno deciso che, oltre a ricostruire tutto ciò che di primaria importanza (per la sussistenza) era stato distrutto, avrebbero voluto ricostruire in modo più solido e con più criterio proprio la biblioteca, che era stata l'unico posto in cui poter ottenere nozioni e cultura in modo gratuito e indiscriminato.

So che per noi che viviamo in Europa questa notizia non sembra nulla di eclatante, siamo abituati a essere circondati da libri e informazioni, a venire bombardati da nozioni, storie, cronaca tutto il giorno e tutti i giorni.
Ogni cosa che cerchiamo richiede come sforzo massimo quello di infilare una mano in tasca e prendere lo smartphone.
Ci sono luoghi, nel mondo, in cui questi presupposti per noi tanto naturali non sussistono.
Posti in cui una biblioteca è l'unica speranza per migliaia e migliaia di persone per poter conoscere qualcosa di più che una vita in balia degli eventi.
Per farvi capire le proporzioni, vi faccio un semplice esempio, banale forse, ma di sicuro esplicativo.

Aprite le ante sopra il lavello e prendete un bicchiere pulito. Aprite il frigorifero e prendete una bottiglia di acqua fresca. Riempite il bicchiere d'acqua e poggiatelo sul tavolo.
Ora guardatelo e chiedetevi "che valore ha per me questo bicchiere d'acqua fresca, pulita?"
La risposta è, senza vergogna, ZERO.

Ora provate a immaginarvi in mezzo a un deserto, senza ante da cui prendere bicchieri che sarebbero comunque luridi e impolverati, senza un frigorifero che rinfreschi le nostre bevande (e con 50 gradi all'ombra attorno a noi, se solo si riuscisse a trovare dell'ombra), senza nemmeno la bevanda.
Provate a pensare ora a un bicchiere sporco, lurido, pieno di acqua salmastra e calda. Pensate che avete le labbra spaccate e sanguinanti, la gola arida, persino respirare l'aria rovente è qualcosa che sembra dovervi uccidere in ogni istante.
Ditemi ora che valore avrebbe questo bicchiere sporco di acqua sporca e calda.
La risposta è, ancora senza vergogna, INFINITO.


La stessa proporzione la possiamo trovare tra la cultura disponibile per noi e quella disponibile in un paese in via di sviluppo. Forse quello di cui possono disporre loro ci può far sorridere, può farci pensare "eh ma che differenza vuoi che faccia un libro del cavolo, che differenza vuoi che faccia un contributo infinitesimale?"
Fa la stessa differenza che può fare un bicchiere d'acqua salmastra in mezzo al deserto.
Perché di certe cose non conosciamo il valore finché non ce le tolgono.

Ma ora, cosa c'entra tutto ciò con noi?
C'entra, perché la nuova biblioteca di cui vi parlavo sopra (quella che vogliono costruire gli enti locali), sarà costruita con materiali migliori, più solidi, perché non venga più distrutta (a Dio piacendo) da fenomeni naturali violenti. Per fare questo, l'editore di cui sopra e l'autore/collega di cui sopra hanno deciso di comune accordo di promuovere un'iniziativa.

Le quote di utile spettanti all'autore (Gian-Andrea Rolla) come conseguenza della vendita del romanzo (tra poco vi lascio il link) verranno interamente devolute alle organizzazioni locali che vogliono ricostruire la biblioteca. verranno usati per materiali di qualità, per comprare libri, per dare un metaforico bicchiere d'acqua a tutti coloro che saranno assetati.
E, per chiarezza, non vi sto dicendo "comprate questo libro perché così aiutate a costruire una biblioteca in un Paese che come minimo nemmeno sapete dove si trovi", io il libro ce l'ho, l'ho letto e ha veramente molto da dire, è un bel libro.
Quindi mi rivolgo ai lettori, a chi è sempre alla ricerca della prossima lettura:
Fate un pensiero a procurarvi come prossima lettura il libro in questione. Da lettore a lettore, vi dico che merita. Così, facendo qualcosa che avreste comunque fatto (leggere), potrete anche dare una mano a qualcuno a migliaia di chilometri da voi che vorrebbe fare la stessa cosa ma che non ne ha le possibilità.

Vi lascio il link alla pagina del romanzo sul sito dell'editore, ci troverete la scheda del libro, un breve riassunto, dei consigli dell'editore sui gusti cui potrebbe andare incontro.
Tra l'altro è possibile scaricare circa metà libro in modo gratuito, perché così possiate dargli un'occhiata corposa prima di decidere se faccia per voi o meno. :)
L'immagine a inizio post altro non è che la copertina del libro in questione, l'ho messa separata da qui perché volevo che la guardaste prima di sapere cosa fosse.

(cliccate sul titolo qui sotto per andare alla scheda del libro)
Il funerale della balena, di Gian-Andrea Rolla.

Vi chiedo solo di dargli un'occhiata e decidere in piena coscienza se fare o meno questa cosa.
Io solo vi ringrazio di essere arrivati fin qui nella lettura e mi scuso se non avete trovato i soliti toni divertenti e gioviali ma, come molti di voi probabilmente sapranno, io ho una buona fetta di sangue africano nelle vene (anche se di una parte di Africa molto diversa da quella di cui si sta parlando), ho visto con i miei occhi quello di cui vi ho solo accennato e so cosa significherebbe l'opportunità che potreste voler dare a questa iniziativa. Magari un giorno ve ne parlerò meglio, sono fette della mia vita che ritengo infinitamente preziose e, chissà, magari potrebbero interessare anche voi e magari aprirvi meglio gli occhi su certe realtà, al netto delle immagini a effetto che la televisione vi mette davanti agli occhi solo per farvi sentire in colpa.
Ma dal senso di colpa si può fuggire, ci si può girare dall'altra parte. Una volta che si arriva ad avere coscienza di qualcosa, la consapevolezza diventa inestirpabile ed è l'unica vera forza che ci spinge all'azione, a voler fare qualcosa, perché sentiamo in cuor nostro che è giusto.
Chiudo con un pensiero che mi accompagna sin da quando sono piccolo e che, di anno in anno, trovo sempre più vero e sempre più importante.

La cosa peggiore che si può fare a un essere umano è togliergli le prospettive, togliergli i sogni, i desideri.
E non è forse questo che chi legge cerca tra le pagine di un buon libro?
Nuovi sogni, nuove speranze, nuovi orizzonti.


Vi auguro un buon inizio di settimana e fate i bravi... anche per me, se potete! ;)

E questo post condividetelo, se vi va, in più si è e più grande è l'aiuto che si potrà far avere a questa iniziativa.
Grazie di cuore a tutti e ancora buon lunedì. :)


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sabato 15 marzo 2014

Dare e Avere:persone che donano e persone che (la) prendono (nel...)

"DARE e AVERE" è un concetto piuttosto semplice che governa la nostra società.

Ci deve essere un equilibrio tra ciò che le persone danno e ciò che le persone prendono (o pretendono), altrimenti i rapporti sociali esplodono.
Immaginate se nessuno fosse disposto a dare e tutti volessimo solo avere e prendere, finirebbe che nessuno riuscirebbe a prendere nulla in modo pacifico ma dovrebbe per forza ricorrere all'uso della forza.

Tuttavia, questo concetto semplicissimo sembra essere al di là della portata di moltissime persone che abitano questo nostro pianeta.
Quello che mi è capitato di constatare in vita mia è che l'equilibrio tra dare e avere nel mondo è tutto sommato stabile, però con delle forti asimmetrie.

Infatti non conosco tante persone che danno e prendono circa nella stessa misura. Purtroppo conosco tante persone che danno danno danno (non nel senso che fanno danno :) ) senza pretendere niente e persone che invece pretendono pretendono pretendono senza poi voler dare niente.
Questa cosa se da una parte mi rende felice perché conosco tante persone che danno senza porre condizioni, dall'altra mi fa incazzare perché ne conosco altrettante che sono egoiste, avide e senza vergogna che sono sempre pronte ad avanzare pretese (le più disparate e senza senso).

Questo è aggravato ulteriormente dall'intrinseca avidità dell'essere umano che non si accontenta mai. Se una persona ha bisogno di 5 (quantità generica di bene/servizio/sentimento generico), provate a dare loro 10 e vedrete che saranno contenti solo all'inizio, poi vorranno 11, poi 12, poi 13 e così via.


Io mi ritengo una persona fortunata, nel senso che non mi manca niente. Anzi, credo che in diversi ambiti io sia stato benedetto con più risorse e capacità di quelle necessarie alla sopravvivenza.
Quindi negli ambiti in cui posso dare qualcosa al resto del mondo, la do senza farmi grossi problemi e senza farmi troppe domande (ho detto troppe, non pensate a me come un trotterellante individuo in un campo di fiori).



La sorte mi ha dotato inoltre di una buona capacità di comprendere le intenzioni delle persone, il che non facilita affatto il permanere di questa mia attitudine. Quando qualcuno cerca di fregarmi o di sfruttarmi, in genere lo noto prima che lo faccia, tuttavia parto sempre da un presupposto tipo:
"Marco, che ne sai, magari ti sembra così e invece ha le migliori intenzioni, una chance non si nega a nessuno."
Credo anche che se vogliamo cercare di cambiare qualcosa a questo mondo, dovremmo cominciare con dare l'esempio giusto. Quindi, pur cosciente delle probabili pessime intenzioni dell'altra persona, faccio comunque quello che mi viene chiesto (se posso, ovvio), nella (vana) speranza che il mio comportamento faccia sì che tale persona si renda conto che se da questa parte non ci fosse qualcuno pronto a mettersi un po'in gioco, quelli che si comportano come sta cercando di comportarsi lui non potrebbero continuare a farlo.
A questo punto possono succedere diverse cose:
  1. La persona in questione si crede furba e pensa "Haha, sono riuscito a fregare persino lui che si crede tanto sveglio -pernacchia-"
  2. La persona in questione si ferma e si dice "possibile che non dica niente?" e riflette su cosa sia successo e ha una rivelazione illuminante che le fa cambiare atteggiamento (non dico nei confronti del mondo, ma almeno nei miei di confronti)
  3. La persona in questione si "prende" il favore appena fattole e subito rilancia chiedendo qualcosa di ancora più "grosso" (niente doppisensi sessuali, please, anche se in alcuni casi...)
  4. Avevo sbagliato a interpretare le intenzioni di tale persona e invece era in totale buonafede.
Nel caso 1, in genere non dico niente, sorrido e continuo ad andare per la mia strada. Nessuno stronzo egoista riuscirà MAI a convincermi a cambiare il mio modo di agire e il percorso che IO ho scelto di seguire. Sono fermamente convinto che alla fine ognuno i conti li debba fare solo con se stesso e io quando mi ritroverò a fare i conti con me, voglio avere almeno la certezza di aver scelto io cosa fare e come comportarmi con le persone. Le esperienze passate di vendette, ripicche, eccetera non mi hanno mai lasciato null'altro che un ghigno soddisfatto che, in fin dei conti, lascia il tempo che trova.
Quindi sono giunto alla conclusione che spendere energie per prendersi le proprie rivincite nei confronti di persone che nella nostra vita dovrebbero avere un peso tendente a zero, non è un buon modo di spendere energie. Meglio tirar dritto per i propri obiettivi.

Nel caso 2, penserò (mi è già capitato, non sono ipotesi) "bene, sei uno stronzo/una stronza, ma almeno hai coscienza del mondo e una certa quantità di rispetto nei miei confronti, abbiamo del materiale su cui lavorare per arrivare a costruire una buona amicizia". Alcuni dei miei migliori amici hanno cominciato così.
Questa categoria di persone è uno dei motivi principali per cui una chance non la nego a nessuno.
Perché il mondo ci insegna a essere un po'arrivisti e sfruttatori, ci mette di fronte agli occhi tutti i giorni esempi di come fare così sia maledettamente conveniente e, soprattutto, tutti l'abbiamo presa in quel posto almeno una volta nella vita e ci sono persone buone che reagiscono con un "allora vaffanculo, mi son stancato/a di prenderla dove non batte il sole, son capace anche dio di fare lo/la stronzo/a".
Cercate di guardarvi dentro e vedete se magari anche voi a volte fate gli stronzi per questo motivo (sacrosanto, direi, non lo condivido ma lo comprendo molto bene e avete tutto il mio supporto). Non vi piacerebbe che dall'altra parte ci fosse qualcuno disposto a passare sopra un singolo vostro atteggiamento del genere per arrivare a scoprire che sotto sotto siete delle persone d'oro?

Nel caso 3, invece, sorrido e valuto.
Se il favore che mi viene chiesto è secondo il MIO punto di vista qualcosa che mi costa poco e che per l'altra persona può comunque avere un peso rilevante, allora cerco di valutare più a fondo chi ho di fronte, le cause che l'hanno portata a chiedere ancora, eccetera... a quel punto posso decidere di concedere una seconda possibilità, oppure no. A MIO insindacabile giudizio.
Se il favore che mi è stato richiesto è un banale capriccio, sorrido e faccio un passo indietro, dicendo NO.
Imparare a dire di no è un prerequisito fondamentale per vivere bene.
Molte delle persone che mi ritengono uno stronzo, sono passate attraverso questo processo.
E sì, lo sappiamo tutti che se sei uno che cerca di dare una mano e lo fa per un miliardo di volte, la volta che non puoi o non vuoi, diventi uno stronzo, come se contasse solo la cosa che non hai fatto e tutte le miriadi che hai fatto non contassero nulla.
Ma quello che vi chiedo io è: vale la pena di dare peso al giudizio di persone del genere?
Secondo me no, quindi che vadano per la loro strada, perdere gente così non mi ha (quasi) mai portato complicazioni, quindi continuo a ritenerla una buona strategia di vita.
Dico quasi perché qualche volta mi sono trovato ad affrontare situazioni in cui quelle stesse persone sono andate a dire peste e corna di me o hanno cercato vendette e ripicche a volte anche pesanti. Quello che le persone così scoprono sempre, prima o poi, è che la gente che si comporta in modo il più possibile corretto non è che sia deficiente, e non è che (come pensa quello del caso 1) sia imbecille. Bisognerebbe sempre guardarsi dal passare la linea con le persone che cercano di evitare lo scontro, perché non amare il conflitto non significa non saperli combattere o condurre, anzi, la stragrande maggioranza delle persone più pacifiche che conosco sono persone con cui non vorrei mai trovarmi a dover combattere.

Nel caso 4, invece, divento felice. Non c'è nulla che mi dia più gioia dell'aver sbagliato a valutare negativamente una persona. Davvero.
Io ho le mie idee, sono disposto a difenderle e auguri a voi se voleste imbarcarvi nel tentativo di farmi cambiare idea su qualcosa, però non è che non sia disposto a rivedere le mie posizioni quando ci siano delle motivazioni adeguate.
Purtroppo per me, questa cosa non capita spesso, però è successa e alcune delle mie amicizie più belle e di lunga data sono nate proprio così.


Tornando al cuore del discorso, io ho sempre pensato che il mondo sarebbe un posto migliore se nessuno pretendesse ma tutti dessimo tutto ciò che abbiamo, perché così tutti ci troveremmo sommersi da tutto ciò di cui avremmo bisogno e senza nemmeno aver dovuto chiedere nulla.
Mi rendo conto, però, che un sistema del genere è di difficile attuazione, quindi la mia soluzione pratica (che pare funzionare alla grande, per ora) è diventata la seguente:

Se sei una persona che vuole dare, non smettere di dare. Impara solo a dare a chi vuoi tu, senza che diventi un alibi per non dare a nessuno, altrimenti finirai col diventare come quelle persone che ti hanno fatta diventare così.
Tanto la vita trova comunque il modo di mettertela in quel posto, di tanto in tanto... a questo punto meglio rimanere fedeli a noi stessi ed essere come vogliamo essere, fanculo gli stronzi.
Anche perché, credetemi, prima o poi gli stronzi trovano sempre la persona con cui aver fatto gli stronzi sarà stata la scelta sbagliata.

Come vi dicevo svariati post fa anche riguardo il meraviglioso mondo degli scrittori (in cui gli stronzi opportunisti non mancano mai)...
Assicuratevi di avere sempre un sacco di pop corn a portata di mano, perché lo spettacolo è garantito (e, soprattutto, non avrete dovuto muovere un dito).



Se invece foste nella situazione di non poter sopportare oltre certi stronzi, allora sappiate che ci sono ottime probabilità che questa vostra condizione particolare sarà un chiaro segnale del karma per farvi capire che state per essere il suo strumento di punizione soprannaturale!
A quel punto i pop corn li prenderò io, voi però offritemi uno spettacolo degno!

Che si concluderà con un'esultanza come questa...



Anche per oggi è tutto, se leggendo questo post vi siete ricordati di quella volta che uno stronzo si è approfittato di voi, scrivetelo nei commenti, piacete la pagina, iscrivetevi al blog usando il campo per le email in alto a destra e condividete gli articoli (ce ne sono molti altri oltre a questo, fatevi un giretto e date un'occhiata in giro :) ).

Noi stiamo continuando a lavorare come matti per le nuove linee di contenuti per il blog, ormai la rinascita è sempre più vicina, rimanete sintonizzati!

E buon weekend! ;)
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giovedì 13 marzo 2014

10 considerazioni sul Tradimento

Oggi si parla di TRADIMENTI, intesi come rottura del patto di fedeltà vigente all'interno di una coppia.

Comincio subito col dire che  è un argomento a me caro, dal momento che io non ho mai tradito (anche perché se non sono innamorato non mi lego in pianta stabile a un'altra persona, ma qui la questione diventa sottile e soggetta a punti di vista discordanti) ma sono stato tradito in più occasioni. Cercherò comunque di rimanere distaccato e proverò a trattare l'argomento in modo oggettivo (si parla anche dei francesi, su quelli non garantisco oggettività, ma farò del mio meglio).

MALEDETTI FRANCESI


(ok, meglio sfogarsi all'inizio, così poi -forse- riusciamo a mantenere una parvenza di obiettività)


Comunque, dicevamo: tradimento!

Lo stimolo per questo post mi è venuto leggendo un articolo (che leggere è inutile, visto che ne riproporrò i contenuti più interessanti) che trovate QUI: parla di una ricerca sociologica condotta tra le varie popolazioni europee proprio su questo argomento.
Hanno chiesto quanto abbiano tradito, quanti si siano pentiti di averlo fatto, quanti lo considerano un avvenimento inevitabile, eccetera... le solite cose.
Quello che mi ha spinto sono state le infinite incoerenze tra i dati ricavati da questo sondaggio.
(Mi hanno fatto ridere e, a tratti, reagire come da immagine seguente)



(tra l'altro, questa statua è franceseeeee!!!!! Waaaaa!!!!! -.-" )

Pronti, via, si comincia con un dato interessante:
Gli italiani e i tedeschi sono i popoli che tradiscono di più (col 45% delle risposte positive al "hai tradito almeno una volta il/la tuo/a partner?"), seguiti a ruota dai francesi (col 43%).
La prima considerazione che ho fatto, molto istintiva, è stata: "hmpf, francesi dilettanti, tutti bla bla bla, ma alla prova dei fatti la sucano abbestia persino dai crucchi, oltre che dagli italiani -moto di orgoglio nazionalistico-" u.u
La seconda considerazione è: "Italia, Germania e Francia costituiscono il grosso della popolazione dell'europa continentale, di stati grossi è rimasta fuori solo la Spagna. Quindi, in pratica, possiamo dire che quasi il 50% degli europei tradisce. E sticazzi, dico io.
La terza considerazione che mi viene da fare è: "Guarda il/la tuo/a partner, se non l'hai tradito/a tu, ti ha tradita/o lui/lei". Tanti auguri alle coppie.

la traduzione è: "mi chiedo se pensi a me tanto quanto io penso a te"
I dati di cui sopra ci dicono che la risposta è inequivocabilmente
No, caro/a, penso al/la tizio/a che mi ha s*opato/a stamattina fino a farmi implorare pietà ^^


Il secondo punto dice che il 55% degli uomini in Italia (seguita da altri stati random tra cui NON i francesi... 2-0!!!) ha tradito, il che (visto che la media nazionale sta al 45%) implica che le donne italiane che tradiscono sono il 35%.
...
...
...
Che cazzata!

O la mia vita è totalmente antistatistica (e non mi riferisco solo alle volte che sono stato tradito), oppure l'unico dato che ricaviamo da questa informazione è che le donne italiane mentono anche nei sondaggi anonimi e che, quindi, la percentuale di persone che tradiscono in Italia è drasticamente più alta (alla faccia di chi aveva storto il naso per la vittoria di misura sui francesi al punto uno).

Proseguendo, si arriva al terzo punto, dove si dice che, nella media dei Paesi presi in considerazione, il 50% degli uomini tradisce, mentre per le donne la media scende al 32%.
Ora, non ne voglio fare un discorso sessista, ma per giustificare questo dato ci sono poche spiegazioni, scegliete voi quella che vi piace di più.
  1. Le donne mentono
  2. Il 30% delle donne si scopa il 50% degli uomini (per estensione). Perché questo 50% degli uomini dovrà pur tradire con qualcuno la propria donna. Quindi o le ragazze single vanno in giro a prender membri come io mangio patatine (cosa che non credo, i maschi stan sempre a lamentarsi che non trovano da fare sesso), oppure i maschi tradiscono, ma le donne sono traditrici seriali, quindi quel 30% lavora tanto da colmare il gap.
  3. Un attimo, dobbiamo riprenderci dal punto 2, era complicato.
  4. Sono aperto a suggerimenti.


Quarto punto:
Le donne che tradiscono di più sono le tedesche (43%).
Ok, questo mi pare sensato, ricordiamo tutti le tedesche durante le estati sulla riviera romagnola.
Passiamo oltre.

Quinto:
La nazione più fedele è l'Inghilterra, il 36% degli inglesi (uomini e donne) tradisce.
Visti i dati letti fin qui, sembra persino confortante, ma non dimentichiamoci che il 36% vuol dire più di uno su 3.
Quindi avete solo una possibilità su 3 che il traditore non siate voi né il/la vostro/a partner.
Mi sembra il discorso del "vi abbasseremo le tasse dal 90% all'88%" e la gente in ginocchio a ringraziare... NO!
Comunque, a conti fatti, andiamo in Inghilterra, potremmo dormire sonni tranquilli almeno una notte su 3.

Il prossimo punto è tutto francese, clicca QUI per andare alla prossima pagina.

Oppure qui sotto, come preferisci

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10 considerazioni sul Tradimento, parte #2

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Sesto punto:
Alla domanda "tradireste se foste sicuri che il partner non lo venisse mai a sapere?", il 35% dei francesi risponde di sì.
Qui ho altre considerazioni da fare:

  1. Ricordate che il 43% dei francesi ha dichiarato di aver tradito? ECCO! Se i francesi che tradirebbero sicuri dell'impunità sono il 35% e quelli che tradiscono sono il 43% capite che c'è qualcosa che non va?
  2. C'è un quasi 10% di francesi che tradisce sperando che il partner lo venga a scoprire!
  3. Tradimento con dolo e premeditazione.
  4. Vatti a fidare dei francesi.
  5. YOLO (che, per i non avvezzi, è l'acronimo di You Only Live Once, si vive una volta sola, quindi famola 'sta cazzata)



A proposito di idioti, ho parlato di loro proprio pochi giorni fa (clicca QUI)

E siamo al settimo punto:
Questa ve la copioincollo...
"Il 45% degli uomini francesi e il 46% dei belgi pensa di essere già stato vittima di un tradimento. Nel resto d'Europa è solo un uomo su tre. Le donne, però, temono più degli uomini di avere un partner infedele: in Francia raggiunge addirittura il 53% dei casi."
L'unica cosa che mi viene in mente di dire  a questa gente è...
CODA DI PAGLIA???
Mwahahahahaha (risata malefica)

Ha-Haaaaaa!!!


Otto:
La nazione in cui ci si sente meno in colpa...
And the winner is.... rullo di tamburi... ITALIA!
Questo mi lascia un po'combattuto, non so decidere se siamo dei perfetti imbecilli che non capiscono nemmeno la portata di ciò che fanno (spesso, quando si tradisce, si distrugge un'altra persona, non dimentichiamolo, non dovrebbe essere una cosa da prendere alla leggera), oppure che siamo così avanti che sappiamo che è una ruota che gira, quindi colpiamo in via preventiva perché "tanto se non lo faccio io lo farà lui/lei, tanto vale portarsi avanti".
Non so, voi che dite?
Intanto mettiamo in saccoccia questo altro primo posto, chissà quando ci ricapita.

Nove:
Un bacio è tradimento?
Ovvio che sì, nessuno riuscirà mai a convincermi che offrire la propria cavità orale per dimostrare che la lingua di un'altra persona è una speleologa di livello internazionale non è che sia qualcosa che si possa passare sotto silenzio.
Credo che Tarantino abbia esplicato alla perfezione un punto di vista per me molto condivisibile in questo spezzone di pulp fiction:


(clicca QUI per il video da mobile)

Dieci:
Ultima pillola di incoerenza e riguarda, toh, che coincidenza... I FRANCESI! :)
Il 32% dei francesi ritiene che non sia possibile rimanere fedeli per tutta la vita.
il TRENTADUE per cento... quando il 43% dei francesi ha tradito almeno una volta.
Ora, ok che a me piace ragionare in modo logico, ma qui io non mi ci raccapezzo più.

C'è un 11% di francesi sicuro che l'eterna fedeltà regni sovrana tra noi, un 11% che, mentre pensa
"Durerà per sempre"
lo pensa riferito alla propria amante.

Chiudo con due immagini molto esplicative

1


2



I toni di questo post erano goliardici, non condanno il tradimento a prescindere, ognuno è libero di fare quello che gli pare della e nella propria vita, a patto che poi se ne assuma le responsabilità e vada incontro alle conseguenze con dignità. :)

Per quanto riguarda i francesi, invece, ho alcuni amici francesi, ma dei diamanti in mezzo al carbone, non cambiano il fatto che tutto il resto sia carbone (volevo usare esempi più calzanti, ma non volevo scadere nel volgare ;) ). u.u

Al solito, lasciate le vostre opinioni, condividete, iscrivetevi al blog (ringrazio i molti che l'hanno già fatto), piacete la pagina di facebook, eccetera...
Poi condividete questi post, è giusto che il mondo sappia!
Dobbiamo fare la nostra parte! :)

Intanto buon... non so che giorno sia oggi, ma comunque buona giornata!
Leggi tutto...

martedì 11 marzo 2014

Idioti: le verità svelate.

Gli IDIOTI sono una piaga per il nostro pianeta.
Questo era l'assioma fondamentale di questo post, davvero non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro SE solo nella nostra quotidianità non fossimo obbligati ad averci a che fare di continuo.

Da parecchio tempo volevo affrontare questo argomento, lavorando spesso con diversissimi team, diversissime persone, questa piaga ha colpito me probabilmente in modo più duro che molti altri e volevo evitare che tutti i miei conoscenti cominciassero a pensare che in un post del genere parlassi di loro (anche perché non sarebbe vero, ho la fortuna di essermi circondato di persone che hanno un senso e un sensato approccio all'esistenza, al di là dei singoli screzi che, voglio dire, capitano... senza bisogno che nessuno sia da considerarsi idiota).

Visto che stamattina ho avuto a che fare con l'ennesimo idiota che non conosco, ho trovato il coraggio di scrivere questo articolo e posso dire che non si riferisce a nessuno che conosco, quindi tranquillità, l'odio oggi è solo per il mondo esterno. ;)

Cominciamo!

La prima grande premessa che ci porta alla prima grande verità è che nella nostra società la meritocrazia non la si vede neppure col binocolo. Nepotismo e raccomandazioni sono alla base dell'avanzamento nel nostro sistema gerarchico.
Questo ci porta a dire che:
La possibilità di trovare un idiota in un posto dirigenziale o comunque rilevante e con un forte impatto sulle altrui vite è identica a quella di trovarlo riverso a terra per aver bevuto in un sorso mezza bottiglia di candeggina (seguendo il rigoroso e validissimo ragionamento: i pirati hanno la bandiera col teschio > i pirati bevono il rum > qualsiasi cosa con un teschio sopra è rum)

Quindi mettetevi l'anima in pace. Gli idioti sono tanti e gli idioti sono ovunque.
A cominciare, per esempio, dal vostro ufficio (o posto di lavoro)... cercate la scrivania con scritto "direttore", guardate anche tutte le altre scrivanie, rendetevi conto che, con un po'di fortuna, il 25% di chi vi circonda si salva da questa maledizione.
(implicazione: se in ufficio siete in 4 e uno dei vostri colleghi è sveglio e acuto, ho delle brutte notizie per voi... :) )


Per enunciare la seconda, grande, verità, entriamo in u ambito diverso dalla statistica: la logica.
Vista la sua pronunciata capacità di ragionamento (poche righe fa ne avete avuto un esempio lampante che riguardava pirati, teschi e candeggina), l'idiota si crederà sistematicamente più furbo degli altri e crederà di argomentare ogni sua posizione con ardore, passione e, soprattutto, una logica infallibile.
Questo ci porta dritti dritti al cuore della seconda regola:
Qualsiasi ragionamento logico sensato è inefficace contro un idiota.
Troverà sempre una motivazione totalmente a caso che vi disorienterà per il uso non azzeccarci una straceppa di niente con il discorso in questione. Voi non saprete cosa rispondere e non farete altro che stare zitti.
Esempio:
Voi: Non bere la candeggina, potresti morire.
Idiota: Eh ma io ho sempre voluto fare il pirata. Glu glu glu.
(esempio che, alla luce del precedente, sembra anche sensato, ma provate a liberare la mente dai ragionamenti pregressi... l'unica risposta è un sorriso serafico e osservarlo fare qualche cretinata incredibile... ovvio che vi auguro che questa cretinata incredibile NON vi coinvolga, ma, se vi ricordate, al paragrafo precedente abbiamo appurato che uno degli idioti è il vostro capo. Mi dispiace. Vi voglio bene e vi capisco. Davvero.)



Strettamente correlato al punto numero 2, c'è il punto numero 3.
Se è vero che la logica non funziona contro gli idioti, è anche vero che anche qualsiasi argomento non logico tenderà a non funzionare, per una semplice, forse banale, verità:



Una quarta grande verità che voglio condividere con voi è la seguente:
Gli idioti si nutrono dell'ira e del tempo delle persone, quindi, dopo millenni di evoluzione e di selezione naturale, hanno acquisito un gene che fa sviluppare in loro degli organi sensoriali atti a percepire la fretta e il nervosismo nel raggio di 200 km. Noi non li vediamo, sono invisibili, però possiamo notarne le conseguenze.
Fateci caso, non è forse vero che i peggiori idioti li incontriamo SEMPRE quando siamo di fretta e/o quando siamo scesi dal letto col piede sbagliato?


Infatti, gli idioti riescono a fiutare queste particolari condizioni anche a grande distanza e si precipitano nei punti in cui le loro concentrazioni sono più alte, massimizzando così le vostre chance di incontrarne. E non avranno pietà: le proveranno tutte per farvi uscire dalla grazia di Dio e per farvi perdere del tempo.
Quello che non sapete è che incazzandovi o incaponendovi non farete altro che nutrirli, permettendo loro di prosperare. So che sembra impossibile, ma, visto che la legge considera gli idioti alla stregua di persone e l'omicidio è un reato, non ci resta che ignorarli, sorridere e annuire, mentre continuiamo bellamente a farci i fatti nostri.

Ricordatevi di non dare loro corda, altrimenti in capo a un centinaio di anni il mondo sarà pieno di persone come:

LUI



Ci sarebbe molto altro da dire. Per ora, però, queste semplici e immediate regole vi possono permettere di sopravvivere alle situazioni più comuni, essendo consapevoli di ciò cui andate incontro.

Ma è forse tutto nero (il mondo, non il tizio della foto)? Siamo forse senza speranza?
Sì, però comunque ci sono degli approcci, dei piccoli trucchetti che possiamo mettere in pratica contro gli idioti... continua a leggere>>
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