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sabato 11 agosto 2012

RAMBO


racconto scritto in occasione della "24 ore dello Skannatoio" di Luglio 2012. Ideato, scritto e postato in 68 minuti. Classificatosi poi al terzo posto.
La parte iniziale è l'incipit da cui tutti saremmo dovuti partire per sviluppare la nostra storia.


RAMBO.

All'epoca "El Rubio Manchado" era rinomato come il peggior bar di Caracas ed era proprio per quel motivo che a Miguelito piaceva. Come era solito fare, anche quella sera entrò nel locale, si accomodò al bancone e...

- Hola Esteban, il solito.
Il barista sorrise spostandosi la lunga frangia bionda sopra la testa, il centimetro abbondante di ricrescita corvina gli dava un’aria ridicola.
- Ecco, Miguelito, mi hermano.
L’impeto con cui la tequila cadde nel bicchiere ne fece riversare buona parte su uno dei piattini di sale e limone che costellavano il bancone.
-Ehi, Esteban, che si dice? Qualche novità?
Disse l’uomo in una smorfia mentre, dopo aver trangugiato il liquore d’importazione, si passava il limone sulle gengive.
- No, Miguel, non è successo nulla di importante da ieri, la solita routine.
Michael si era ormai abituato a sentirsi chiamare con la versione spagnola del suo nome, tre anni come agente operativo del Mossad a Caracas avevano cambiato molte delle sue abitudini.
- Poi, lo sai, io qui vedo tutto ma non dico niente, - continuò ad alta voce il barista, come a volersi far sentire dal resto del locale, - è la regola della casa: qui si beve, non si fanno domande.
Su quelle ultime parole, Esteban gli fece strisciare davanti un bicchiere più largo del precedente, che si affrettò a riempire con dell’altra tequila.
- Hai ragione, amico mio, certe volte dimentico le buone maniere.
Miguel trangugiò d’un fiato anche quel drink.
Diavolo di un barista, prezioso come sempre.
Attraverso il fondo di vetro spesso, Miguel riuscì a leggere l’indizio scritto sul tovagliolo di carta usato come sottobicchiere: Plaza Soubelette 00.30.
- Bene, grazie Esteban, dammi una bottiglia da portar via, sarà una lunga notte.
L’agente lasciò sul bancone, ben nascosti da una banconota da venti bolivar, cento dollari americani, prima di riguadagnare l’esterno e avviarsi alla macchina.

Il tenente-colonnello Philipps, un uomo sulla quarantina dai tratti vagamente Navajo, indicò un punto sulla cartina di Caracas, mentre squadrava serio uno dei tre gruppi di militari di fronte a lui.
- Abbiamo ricevuto comunicazione dal comando centrale del Mossad: questo è il punto dello scambio. Avverrà alle zero zero tre zero di questa notte. Secondo la nostra fonte, Ramon Salazar in persona sarà presente: è un affare troppo importante per mandare un sottoposto. Squadra Alfa, voglio un blocco in direzione est, a 100 metri dalla piazza.
- Roger.
- Squadra Beta, attenderete il bersaglio all’ingresso est dell’aeroporto, spero non ci sia bisogno di voi, ma, nel caso, fatevi trovare pronti.
- Affermativo.
- Squadra Delta, voi farete il lavoro sporco: vi voglio sulla piazza, aspettate che lo scambio sia avvenuto e poi recuperate compratore e pacco.
- Sissignore.
- Sui vostri tag-com avete tutte le informazioni che l’intelligence ha saputo fornirci sui bersagli. Studiateli, non voglio errori là fuori. La priorità al pacco, Langley ci autorizza a usare qualsiasi mezzo, ma si raccomanda discrezione: la situazione politica è già abbastanza tesa con le primarie in vista, l’ultima cosa di cui il Paese ha bisogno è ulteriore pressione dai mass media.
L’ufficiale osservò rapido i suoi uomini alla ricerca di dubbi o perplessità.
-Bene, se non ci sono domande, andate pure, avete meno di due ore per essere in posizione. Apriremo il canale verde alle  zero zero e zero zero in punto. Siate pronti.

- Squadra Beta, rapporto!
Il tenente-colonnello Philipps gridava nella ricetrasmittente, le vene gli pulsavano sul collo come se dovessero esplodere da un momento all’altro.
- Ci ha oltrepassati, signore.
- Come sarebbe a dire che vi ha oltrepassati? Fermatelo subito, non deve lasciare Caracas vivo!
- È troppo tardi, signore, il bersaglio sta salendo ora sull’aereo. Non so come ma sapevano di noi, signore, sono arrivati in forze e con l’artiglieria pesante, non siamo riusciti a contrastarli. Non possiamo fare nulla, signore, siamo bloccati da grossi volumi di fuoco. Abbiamo bisogno di rinforzi.
- Vi ho detto di fermarlo, con qualsiasi mezzo! Subito!
Ma dalla squadra Beta, non arrivò più nessuna comunicazione.
Michael sfiorò appena il grilletto dello S.T.A.R.21 e il percussore fece esplodere il colpo.
Subito spostò la mira e sparò altre due volte.
Attraverso l’ottica vide le tre guardie del corpo cadere senza vita lungo la scaletta del piccolo jet mentre Ramon Salazar, in preda al panico, si gettava all’interno del velivolo.
Spostò la mano destra verso la trasmittente integrata nel colletto della sua giacca e premette il pulsante di comunicazione:
- Pulito. Il bersaglio è solo. È salito ora a bordo. Potete partire.
Alzò il mirino verso il portellone e vide Bernard, suo compagno di squadra, sporgere il capo e far lampeggiare tre volte una torcia: tutto a posto anche a bordo.
Il jet decollò e fece ondeggiare due volte le ali.
Michael premette nuovamente il colletto:
- Comando, confermo recupero del bersaglio, confermo recupero del pacco. Rientro.
Si rimise in spalla il fucile e si avviò nuovamente verso la macchina.
Ci voleva tanto a sostituire l’equipaggio del jet e a piazzare un cecchino?
Americani, si credono tutti Rambo.

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